Mi ferma la polizia. Va bene. Niente di strano. Ogni tanto la polizia ferma. Fortuna che ho visto la pattuglia da lontano. Ho fatto in tempo a rallentare. Ora mi ha fermato. Va bene. Patente e libretto. Certo. Non è mica un problema. E’ un problema? No. Non lo è. Scenda dalla macchina, prego. Perché devo scendere? Ragazzi. Sono le 14:45. Ho fame. Sono a 15 km da casa. Chiedo pietà. Compassione. Ho vergognosamente fame. (Pausa) Scenda dalla macchina. Si, scendo. Non è un problema. Non mi sembra un problema. Apra il bagagliaio. Ordini secchi. Marziali. Perentori. Apra il bagagliaio.
(Pausa) Per un attimo cerco di fare mente locale su cosa possa esserci nel bagagliaio. Che cosa c’è nel bagagliaio? Mentre penso, apro. Quasi contemporaneamente. Il poliziotto mi è dietro. L’altro si sta avvicinando. Ha la mano sulla fondina della pistola. Ma questi sono pazzi. Incredibile. Vi sembro così cattivo? Apra il bagagliaio. C’è una borsa che uso quando vado a correre. Vado? Andavo. Una mazza da baseball. Oddio. La mazza da baseball. Un’arma impropria? Il pallone della sfida sulla spiaggia di Lloret de Mar nella gita dell’anno scorso. Ci sono ancora le firme degli immortali protagonisti: Giuseppe, Antonello, gli altri. Anche la mia. In testa a tutti. Ero il glorioso centravanti. Il goleador. Lo sfondatore. L’inventore di una tattica implacabile: la tattica della “Banda del buco”. Abbiamo sempre perso. Ma a Lloret vincemmo, sia pure con un vergognoso stratagemma. Restringemmo i pali della porta. Pali rappresentati dalle ciabatte di Cristina. Ultima partita a Lloret de Mar prima di una notte da sballo al Tropics. Il poliziotto fa un sorrisino da intenditore. Gioca a pallone anche lui? Poi smorza il sorriso e comincia a dare altri ordini.
Ma che cercano? Che cercate? … non sono fatti suoi … no, non lo dice così. Ma è come se lo dicesse. L’altro si sfila gli occhiali specchianti dal taschino e se li mette. Questi due mi faranno perdere la pazienza. Troca, mi sussurra. Troca? Ah, droga. E la cercate da me? Incredibile. Mi stanno perquisendo perché cercano droga (“troca”, nel loro geniale neologismo appulo-lucano). Il tempo passa. Mi fanno aprire, chiudere. Chiudere, aprire.
Secondo me, sono loro che sono fatti. Cercano droga, si (la famosa “troca”), ma per un uso personale. Essì. Mi stanno facendo proprio perdere la pazienza. Finalmente, il rito si conclude. Nemmeno una parola di scuse per il disturbo. Vedo che uno dei due alza la mazza da baseball. Si gira. Fa per dire qualcosa, ma poi rinuncia. La ripone. Si allontana. Poi mormora. Può andare, grazie.

Categorie:C20.03- NARRATIVA / Smarrimenti e altri racconti meridiani
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