La Festa della Radeca di Frosinone

l Carnevale storico di Frosinone è forse l’evento più atteso nel capoluogo ciociaro. “Carnuale è ‘ne bon’ome: tè la faccia de galantome, uà gerenne pe’ Frusenone, pe’ magnasse gli maccarune”. Il carnevale del capoluogo ciociaro è antico e ricco di tradizione.

Il fulcro della festa era e resta il Martedì Grasso, che quest’anno ricorre il 5 marzo, quando, si celebra l’antichissima “Festa della Radeca”, la ‘festa de Carnuale Nostre’  dal 1799, una storia dunque ‘vecchia’ 220 anni nonostante le recenti contaminazioni. Oggi si è aggiunta infatti la tradizione la sfilata dei carri allegorici e delle maschere. L’origine di tale festa si perde in un’epoca remota, precristiana ed è collegata agli antichi riti di fertilità e fecondità dell’epoca pagana dai quali sono poi derivati i Lupercali romani, dedicati a Luperco, divinità pastorale protettore della fertilità, che si celebrava a febbraio, il mese della purificazione. In questa ricorrenza dunque riecheggia un rituale purificatorio, un percorso di morte e rinascita, fine ed inizio di un ciclo che culmina simbolicamente nel bruciamento del “Re Carnevale” rappresentato da un fantoccio, che nel caso specifico di Frosinone, a partire dal 1800, è personificato dal generale francese Jean Antoine Étienne Vachier detto Championnet.

Tra storia e leggenda

I riferimenti storici inerenti il Carnevale parlano della ribellione dei cittadini frusinati tra il 1798 e il 1799 quando  insorsero contro le truppe d’occupazione francesi presenti in città. Il 26 luglio 1798 la popolazione di Frosinone in rivolta, scacciò la guarnigione transalpina. La vendetta degli scacciati fu terribile. Un’intera armata capeggiata dal generale Girarban saccheggiò Frosinone portando al massacro di molti innocenti ed al danneggiamento di edifici e chiese. La leggenda vuole che un anno dopo i frusinati vollero festeggiare ugualmente il carnevale e quindi onorare la festa della “Radeca”, per esorcizzare paure, fame e per irridere i potenti. Quel giorno inviarono un messo ad Anagni dove stazionava il generale francese Jean Étienne Championnet, annunciandogli che Frosinone si era nuovamente ribellata. Nel frattempo in città si era radunata una gran folla in attesa dell’ufficiale e non appena arrivò si trovò in mezzo ad un clima goliardico. Il generale capì che si era trattato di uno scherzo e si mischiò alla folla bevendo vino rosso e mangiando i “fini fini”, un piatto tipico di Frosinone (conosciute anche come fettuccine ciociare). I soldati francesi ricevettero in dono alcune botti di vino rosso e da allora il generale Championnet divenne simbolo del carnevale.

La festa della radeca

La Radeca in realtà altro non è che la foglia della pianta di agave. In occasione del Carnevale tutti i Rioni Storici della città, ovvero il Giardino, il Centro Storico, La Pescara, Madonna della Neve, partecipano alla festa. Il cuore della manifestazione è il rione “Giardino” dove si svolge la parte più importante della festa, presso la chiesa di Santa Elisabetta, nei pressi della quale c’è la casa di Carnevale, lascito di un facoltoso frusinate, edificio che un tempo era presumibilmente una caserma. A chiudere la sfilata c’è un carro sul quale spicca il fantoccio del generale Jean Antoine Etiennè Championnet, re del Carnevale frusinate. Vi partecipano i gruppi dei “radicari e i cosiddetti “pantanari” che impugnano la cima di un cavolfiore, come segno di appartenenza ad una fascia rurale. Con tali “armi” si scatenano nel ballo, nella sfilata e nei salterelli. Alla fine della giornata, il tradizionale fantoccio del generale Championnet verrà messo al rogo dopo la lettura del testamento e l’intervento del “notaro” che in punta di satira sbeffeggia i potenti come accadeva nel Settecento. La festa continua fino a tardi con la distribuzione di vino, fettuccine e maccheroni fini fini al grido di “Euiua Carnuale, Euiua la Radeca!”.

Costumi e tradizioni

Ci sono alcune regole che devono essere rispettate durante la festa della “Radeca”: è necessario avere in mano la “radeca” altrimenti si verrà puniti a colpi di “radecate” sulla testa; gli stranieri vanno battezzati con un colpo di “radeca” sulla schiena e soprattutto, in ricordo delle vicende storiche passate, non si può utilizzare come accessorio un cappello duro, perchè riecheggia  quello dei soldati francesi che saccheggiarono la città.

La canzone del carnevale

La storica canzone del carnevale riecheggia già per le strade cittadine:

Carnuale uiecchie i pazze, / s’è ‘mpegnate glie matarazze,
i la moglie pe’ dispiette / s’è ‘mpegnata glie scallaliette.

Essegliè, essegliè, essegliè…
I s’è ammusciata la radeca
nen s’ aradrizza chiù!

Carnuale è ‘ne bon’ ome: / tè la faccia de galantome,
uà gerenne pe’ Frusenone / pe’ magnasse gli maccarune.

Nui che seme urtulane /i sapeme bene culteuà,
piantereme la rauanella / viva sempre la radechella!

Essegliè, essegliè, essegliè…
I s’è ammusciata la radeca
nen s’ aradrizza chiù!

E’ partito dunque il contro alla rovescia per rivivere una giornata tra storia e tradizione, tra maschere e “radeca”  che anima le strade cittadine in una festa divertente e spettacolare, la più attesa a Frosinone.“

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Categorie:K07.1- Lazio

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