Il Carnevale è la festa popolare per eccellenza degli eccessi e del divertimento, una fuga dalla realtà, sovvertimento dell’ordine normale delle cose solo per pochi giorni. L’origine più antica risale ai riti pagani delle feste dionisiache greche e ai saturnali romani. In epoca cristiana la “festività degli eccessi” prelude il periodo di purificazione quaresimale. Carnevale, “carnem levare” espressione latina che indicava in origine il grande banchetto di carne che si teneva il martedì(detto per tale motivo “grasso”)che precedeva il Mercoledì delle Ceneri. Via via si iniziava a celebrare il banchetto il giovedì e la domenica precedente allo stesso martedì grasso.
Nei tempi più antichi la festa carnevalesca mascherava con la sua allegria e il suo capovolgimento dei ruoli il sottile e celato desiderio di uguaglianza dove il povero diventava ricco,il contadino era il nobile, e attraverso la maschera, lo scherzo, la comicità il popolo esprimeva una visione di vita alternativa a quella reale da popolo sottomesso ed oppresso. Non è un caso che molte maschere venivano rappresentate nella Commedia dell’Arte.
La maschera calabrese più nota è quella di Giangurgolo, Capitan Giangurgolo Fondamentalmente ci sono due versioni sull’origine della maschera. Le fonti letterarie e teatrali riportano che sarebbe nata a Napoli(periodo della dominazione aragonese e spagnola) e successivamente fu importata a Reggio e nel resto della Calabria per schernire le persone che imitavano i cavalieri siciliani “spagnoleggianti” allorquando la Sicilia fu data ai Savoia(XVII) e seguì la migrazione di nobili spagnoli di Sicilia verso la città reggina. Il nome di Giangurgolo , Gianni-gola-piena o Gianni-ingordo, ovvero un personaggio ingordo, spaccone, vanaglorioso, di molte parole e di pochi fatti. Una vera e propria caricatura dei dominatori, dei signorotti ricchi gradassi, spacconi, spavaldi con gli umili ma riuffiani e adulatori con i più potenti. Il personaggio Giangurgolo pretende rispetto ma di certo non ne elargisce. Con le donne è gentile, garbato e mostra una cultura inesistente , finendo con l’essere deriso dal gentil sesso specialmente per le sue caratteristiche fisiche molto peculiari. Ha un enorme naso rosso, porta sul viso una mascherina rossa, ha un lungo cappello a cono, un corpetto e braghe a strisce gialle e rosse(colori d’Aragona), un cinturone dove è inserita una spada smisurata che pende su un fianco.
Un’ altra attribuzione della maschera di Giangurgolo è di persona realmente esistita a Catanzaro. La rappresentazione nella commedia dell’Arte narra(facendo un excursus della situazione sociale e politica dell’epoca) che Giangurgolo nacque il 24 giugno del 1596 nel convento delle Suore di Santa Maria della Stella di Catanzaro. Il suo nome deriva da Giovanni in onore del Santo del giorno del suo ritrovamento. Trascorse la sua infanzia presso il Convento dei Cappuccini della Chiesa Monte dei Morti e qui tra gli altri insegnamenti apprese anche l’arte di andare a caccia.Proprio grazie ad una battuta di caccia nei boschi inizia la sua storia particolare. Cerca di salvare uno spagnolo che era stato aggredito e ferito da briganti ma nonostante tutto lo spagnolo è in fin di vita e fà di Giovanni il suo erede consegnandogli le sue ricchezze ed una lettera che contiene il segreto per salvare Catanzaro(dalla dominazione dello straniero). Per tale eredità, in onore del nobile spagnolo ,Giovanni tramuta il suo nome in Alonso Pedro Juan Gurgolos(Giangurgolo). Non curandosi dei consigli ricevuti, Giangurgolo inizia la sua personale lotta contro l’occupazione spagnola coinvolge alcuni suoi amici e con un carrozzone da teatro propone spettacoli satirico-politici incitando il popolo catanzarese alla rivolta. Il suo progetto sovvertivo fallisce e viene condannato a morte. Si salva grazie alla sua “origine” nobile ma deve rifugiarsi in Spagna. Non dura a lungo nel territorio iberico e ritorna a Catanzaro afflitta dalla peste. Ritrova il suo amico di teatro Marco, anch’esso malato di peste, fatale gli fu l’abbraccio nostalgico dell’amico ritrovato. La sua morte chiude il sipario della rappresentazione.
Oggi la maschera di Giangurgolo, che è la maschera regionale calabrese per eccellenza, apre il Carnevale, le sfilate di molti paesi della stessa Calabria soprattutto della città di Catanzaro (magistralmente interpretata dall’ artista catanzarese Enzo Colacino).

Ogni paese ha una maniera propria di vivere il Carnevale ma denominatore comune è il divertimento, l’allegria, lo scherzo, che traspare durante le sfilate degli artistici carri allegorici, delle maschere variopinte, delle musiche e dei balli coreografici, dei costumi folkloristici e, con il ritorno della tradizione,di antichi rituali. In molti centri viene rappresentata la farsa tradizionale con il personaggio “Carnevale” che grasso e in fin di vita continua a mangiare e bere non curandosi dei saggi consigli del medico, del notaio pronto a raccogliere il testamento e del prete per il pentimento e l’assoluzione. La farsa si conclude con l’avvenuta morte di “Carnevale” e il chiassoso corteo funebre dalle strazianti grida e pianti della moglie “Quaresima” che listata a lutto rispetterà un digiuno di quaranta giorni fino alla Santa Pasqua. Dopo il corteo, il grande fuoco in cui il fantoccio Carnevale viene bruciato e dove viene esposta la “Quaresima” spesso presentata come una bambola ossuta e vestita di nero e con ai piedi una patata decorata da sette penne di gallo(simboleggiano le sette settimane di Quaresima).
Nella nostra regione le manifestazioni carnevalesche più note sono: il Carnevale di Castrovillari, il Carnevale Occitano, il Carnevale di Amantea, il Carnevale della Piana,il Carnevale Estivo di San Lucido,il Carnevale Estivo del Guiscardo a San Marco Argentano.

Il Carnevale della città di Castrovillari ha le sue origini(1635) con la rappresentazione della farsa vernacolare di Cesare Quintana di “Organtino” la maschera del Pollino. Organtino semplice pastore che baciato dalla fortuna diventa massaro e poi padrone, dimentica le sue origini e i suoi compagni rimasti pastori oppressi e sfruttati. La fondazione ufficiale del Carnevale del Pollino è del 1959. E’ una manifestazione culturale internazionale, gli eventi hanno inizio con l’incoronazione di “Re Carnevale” e la consegna delle chiavi cittadine e poi il via alla kermesse carnevalesca di spettacoli teatrali, esibizioni musicali, sfilate di maschere a tema, di “pacchiane” e “cuzzi”, gruppi folkloristici tra canti e danze popolari per le vie della città. Segue il “Gran Galà del Folklore” con il “Premio Cultura” dove viene riconosciuto il gruppo folk che meglio rappresenta le tradizioni culturali ed etniche del proprio paese di origine. Dal 1989 vengono premiati anche i carri allegorici e le maschere più belle e rappresentative.
Il Carnevale Occitano si svolge a Guardia Piemontese(CS) dove si svolgono sfilate di carri e maschere molto curate e particolari. Il Carnevale di Amantea si svolge dal 1965, varie associazioni sociali e culturali si occupano di preparare artigianalmente e allestire i carri allegorici, maschere ed eventi musicali. La maschera ufficiale è “Rosinella”, una popolana con in mano un paio di forbici, dedita all’arte del “taglia-cuci-ricamo” su notizie di natura “frivola”. Il Carnevale della Piana ha sede nei territori di Polistena, Taurianova e Cinquefrondi dove la buona riuscita della sfilata dei carri allegorici, musica, balli, maschere, artisti di strada e premazioni, è frutto laborioso della collaborazione dei vari comuni. Il Carnevale a Reggio Calabria è anche tradizione culinaria con la degustazione di dolci tipici e polpette rigorosamente fritte.
Il carnevale estivo o meglio i festeggiamenti carnevaleschi, in alcuni paesi, sono stati spostati nei mesi estivi per creare maggiore aggregazione,con il ritorno degli emigrati, dove alle manifestazioni tipiche carnascialesche, per rivalutare il territorio, vengono allestiti stends enogastronomici per la conoscenza e l’apprezzamento dei prodotti tipici locali e non ultimo la conoscenza e la valorizzazione dell’artigianato locale. Il Carnevale Estivo di San Lucido(Tirreno cosentino) ha inizio il 21 luglio che per credenza popolare è il giorno dei “pazzi”, “vulata”, poichè il sole picchia più forte, fa arrivare più sangue alla testa e le persone diventano strane: si tingono il corpo di rosso con le bacche di gelso, fanno il bagno a mare completamente vestiti e poi tanta allegria con musiche, canti, balli, maschere, artisti di strada e carri allegorici eseguiti artigianalmente dai giovani del posto. Il Carnevale del Guiscardo a San Marco Argentano si svolge nella prima settimana di agosto solita kermesse e stands enogastronomici.
Alcune curiosità. A Caraffa di Catanzaro a carnevale, riprendendo una antica tradizione, i giovani indossano sacchi ripieni di paglia, i cosidetti rusàli.
Sempre a Catanzaro nella manifestazione del 2015 suggestiva ed originale “sfilata” in mare del gruppo kayakers dell’Associazione H2O mascherati da pirati con le loro canoe perlustrano il territorio della Marina approdano sulla spiaggia accolti da numerosi manifestanti e si uniscono al corteo terrestre.

A San Demetrio Corone il mercoledì delle Ceneri durante il carnevale si svolge il funerale di “zìNikolla” un vecchio vestito di stracci seguito da un corteo di donne in costume arbereshe, e altri personaggi come i djelzit(diavoli) coperti di pelli di capra.A Carnevale, come ogni festa che si rispetti, anche in Calabria non può mancare la buona cucina con succulenti e fragranti pietanze salate e dolci. Non possono mancare le polpette di carne o di ricotta, fritte o al sugo di pomodoro. Le scilatelle, fileja, fusilli al ferretto, conditi con ragù di carne di maiale,ecc.
Per i dolciumi della tradizione ritorna la “pignolata” glassata al miele, con glassa a limone o al bergamotto, con glassa al cioccolato fondente b/n. Le “nacatole”, listarelle intrecciate di pastra frolla fritta. Altro particolare dolce le tartine o i cannoli con “sanguinaccio” o con la ricotta di pecora. E poi ancora i dolciumi di carnevale “universali”: chiacchiere(crustuli), castagnole, ciambelline di patata, bomboloni,frittelline varie. Dolci rigorosamente fritti(anche se esistono versioni light cotte al forno) e spesso arricchite di creme e glassature per testimoniare maggiormente gli “eccessi carnevaleschi”.
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