Boris Leonidovič Pasternak- Dottor Živago
La pubblicazione del Dottor Živago, nel 1957, è uno degli eventi chiave della storia culturale del ventesimo secolo. Sullo sfondo, l’Europa lacerata dalla Guerra fredda, lo scontro senza esclusione di colpi tra Usa e Urss, il silenzio minaccioso che la Cortina di ferro aveva calato sull’intero blocco sovietico. Sfidando la censura e le ritorsioni del Cremlino, Pasternak riesce ad affidare il suo manoscritto al giovane Giangiacomo Feltrinelli, che aveva appena fondato la casa editrice e che di lì a poco avrebbe dato alle stampe la prima edizione mondiale del romanzo.
A sessant’anni di distanza Paolo Mancosu rivela i retroscena di quell’avventura editoriale e culturale, politica e diplomatica, individuale e collettiva, portando alla luce un intrigo internazionale che ha visto coinvolti spie e intellettuali, nonché politici e governi di molti paesi. L’Unione Sovietica non voleva che il libro fosse pubblicato. Il Partito comunista italiano esercitava le sue pressioni allineandosi con Mosca. Giangiacomo Feltrinelli organizzava la sua personale controffensiva mobilitando un gruppo di editori internazionali di primissimo piano a sostegno della propria impresa, una sfida visionaria alla censura sovietica destinata a incontrare un successo di pubblico ineguagliato nella storia dell’editoria di quegli anni.
Paolo Mancosu ricostruisce la vicenda grazie a un monumentale lavoro d’archivio che – per la prima volta – raccoglie sistematicamente e pubblica documenti inediti, dal carteggio completo tra Boris Pasternak e Giangiacomo Feltrinelli alle carte segrete, solo recentemente derubricate, che dimostrano il ruolo svolto dal Kgb e dalla Cia. Ne risulta un romanzo sul romanzo, un’avventura appassionante in cui si confrontano la logica spietata del totalitarismo e il coraggio di pochi intellettuali che avrebbero strappato una vittoria epocale. Proprio il successo del Dottor Živago porta Pasternak al premio Nobel per la letteratura e regala alla casa editrice Feltrinelli la sua prima clamorosa affermazione internazionale.
Il libro, che venne pubblicato in anteprima mondiale in Italia il 15 novembre 1957 dalla Feltrinelli, battendo la concorrenza di editori americani e francesi, e il cui successo fu planetario (solo in un anno avrà 31 edizioni) narra la vita avventurosa di un medico e poeta, Jùrij Andrèevič Živàgo, diviso dall’amore per due donne – sposato con la cugina Tonia e travolto dalla passione per la crocerossina Lara Antipov – sullo sfondo della terribile guerra civile combattuta tra Russi Bianchi e Armata Rossa a seguito della Rivoluzione d’ottobre. Si susseguono incontri, aspre separazioni e rincongiungimenti; infine, Živago muore, povero e solo, di crisi cardiaca a Mosca.
Nell’allora Unione Sovietica il romanzo, che sconfessa la facciata eroica propagandata dal Regime comunista, fu rifiutato all’inizio del 1956 dalla rivista moscovita Novyj Mir per considerazioni ideologiche; l’ostilità della censura verso l’autore, reputato “non in linea”, un reazionario, si protrasse e l’opera fu pubblicata nell’Unione Sovietica solo nel 1988. Unico romanzo che Pasternak scrisse, gli valse il premio Nobel per la letteratura nel 1958, pochi anni prima della sua morte. Non poté ritirarlo per l’opposizione di Chruščёv, a cui dovette indirizzare una domanda di grazia, poiché accusato di tradimento, escluso dall’Unione degli Scrittori, minacciato di espulsione dall’URSS e privato della nazionalità.
Nel 1965 dal romanzo fu tratto il film omonimo, vincitore di 5 Premi Oscar. Živago è la traslitterazione scientifica del nome russo, come compare anche sulla copertina del libro. Nell’italiano scritto si usa solitamente la trascrizione fonetica approssimata Zivago, forma con cui appare anche nel titolo di alcune locandine del film.
Il protagonista, Jurij Andrèevič Živàgo, è un medico con la passione della scrittura. Allo scoppio della prima guerra mondiale viene chiamato a prestare servizio in un’unità medica inviata al fronte. Quando però lo scoppio della rivoluzione provoca il dissolvimento dell’esercito russo, rientra a Mosca. Gli basta poco per rendersi conto delle difficili condizioni di vita venutesi a creare in città; decide quindi di rifugiarsi, con la moglie Tonia, il figlio Sasha e il suocero, a Varykino, un paesino sperduto sui monti Urali. Qui rincontra Lara, una crocerossina che aveva lavorato nel suo reparto al fronte: tra i due nasce un amore, che Zivago vive con grandi dubbi e grande senso di frustrazione, rendendosi conto di voler ancora bene alla moglie, che nel frattempo è nuovamente rimasta incinta.
A interrompere la relazione ci pensano i partigiani rossi (il cosiddetto Esercito dei boschi in lotta contro le forze bianche del generale Kolčak), che lo arruolano a forza, avendo bisogno di personale medico, e lo obbligano a seguirli nei loro continui spostamenti. Dopo un paio d’anni, quando la guerra sembra ormai vinta per i rossi, Živago (che nel frattempo aveva incontrato il comandante “rosso” Strel’nikov, riconoscendo in lui Pavel Antipov, un professore universitario, marito di Lara, creduto morto nel conflitto mondiale e invece votatosi alla causa rivoluzionaria, per la quale aveva cambiato nome e abbandonato, non senza dolore, la famiglia), riesce a fuggire.
Tornato al paese ritrova Lara e viene a sapere che moglie e figlio sono tornati a Mosca e in seguito si sono trasferiti a Parigi. Prova con Lara a ritagliarsi un po’ di normalità nei disagi dell’epoca: è questo il periodo più felice della vita di Živago, in cui anche la sua vena letteraria può esprimersi al meglio. I giorni felici durano poco, però, dopo un paio di mesi, raggiunti da Komarovskij, un losco avvocato che negli anni passati aveva abusato di Lara, costringendola a diventare la sua amante, e ora è riuscito a occupare un posto di rilievo nel nuovo regime, vengono avvertiti del grave pericolo d’arresto che i due stanno correndo: Živago come disertore e Lara come moglie di Strel’nikov, che nel frattempo è stato accusato di tradimento. Komarovskij li convince a separarsi, portando con sé Lara (che è incinta, ma non lo riferisce al dottore) e la figlia in Oriente.
Il dottore torna a Mosca nel 1922, vivendo quasi come un mendicante, nonostante il suo nome stia diventando famoso negli ambienti letterari, anche se le sue opere hanno perlopiù una diffusione semiclandestina. L’unico suo obiettivo è di cercare di raggiungere la famiglia a Parigi, ma le difficoltà si dimostrano insormontabili. Incontra Marina, figlia del portiere del palazzo dove ha trovato uno squallido alloggio, che s’innamora di lui e con la quale avrà due figlie, ritrova anche gli amici Gordon e Dudorov, ricominciando una vita quasi normale ancorché piuttosto dura.
Dopo alcuni anni, in modo del tutto casuale, Živago reincontra il suo fratellastro, Evgraf (da sempre fervente bolscevico, aveva fatto carriera nell’Armata Rossa, arrivando fino al grado di generale) che, resosi conto della difficile situazione del fratello, lo aiuta economicamente e si attiva per fargli occupare un posto degno in un grande ospedale, posto che però non potrà mai occupare, perché Živago, dopo pochi mesi, viene stroncato da un infarto. Ai funerali, tra la folla convenuta, segno che la fama di Živago era ben superiore a quanto anch’egli credesse, partecipa anche, sconvolta dal dolore, Lara arrivata da poco a Mosca e che abitava, senza saperlo, nelle vicinanze del dottore di cui continuava a essere innamorata.
Lara ed Evgraf, nei giorni successivi decidono di raccogliere e far pubblicare, in maniera sistematica, gli scritti di Živago, ma la donna non potrà portare a termine l’opera: “Un giorno Larisa Fëdorovna uscì di casa e non tornò più. Evidentemente fu arrestata per strada. E morì o scomparve chissà dove, numero senza nome di qualche irrintracciabile elenco, in uno degli innumerevoli campi di concentramento comuni, o femminili, del Nord”. L’epilogo del libro si ha nell’estate del 1943, durante la seconda guerra mondiale, quando Dudorov e Gordon, diventati ufficiali dell’esercito, durante un trasferimento incontrano la lavandaia Tania che racconta loro la sua triste storia, dalla quale i due capiscono trattarsi della figlia nata dalla relazione di Živago con Lara.
Il romanzo è suddiviso in cinque parti. Le prime due, molto estese, constano di sette capitoli ciascuna; la terza e la quarta, intitolate rispettivamente Conclusione ed Epilogo, hanno la dimensione di un capitolo medio di una delle due parti precedenti; la quinta parte del romanzo è una silloge poetica e riporta appunto il titolo di Poesie di Jurij Zivago.
Di seguito sono elencati i titoli che Pasternak assegna a ciascun capitolo; fra parentesi dopo ogni titolo è indicato il numero di sezioni (suddivise dall’autore stesso) in cui ciascun capitolo è suddiviso. Ciascuna di queste sezioni di testo mostra una lunghezza diversa, senza una regolarità: alcune si estendono su tre e più pagine, altre non superano la dimensione di qualche paragrafo.
I titoli delle cinque parti, di ogni capitolo e di ciascuna delle Poesie di Jurij Zivago sono originali dell’autore; le sezioni in cui sono suddivisi i vari capitoli (oltre alla Conclusione e all’Epilogo) invece sono prive di titolo e risultano semplicemente numerate. Pasternak invece non ha numerato i capitoli in cui ciascuna delle parti è suddivisa; tuttavia in questo resoconto li si numera per agevolare i riferimenti interni al testo.
- Prima parte
- Il diretto delle 5 (9)
- Una ragazza di un’altra cerchia (21)
- L’albero di Natale degli Sventickij (17)
- Matura l’inevitabile (14)
- L’addio al passato (16)
- L’accampamento di Mosca (16)
- In viaggio (31)
- Seconda parte
- L’arrivo (10)
- Varykino (16)
- Sulla grande strada (7)
- L’esercito dei boschi (9)
- Il sorbo (9)
- Di fronte alla casa con le statue (18)
- Di nuovo a Varykino (18)
- Conclusione (17 sezioni)
- Epilogo (5 sezioni)
- Poesie di Jurij Zivago (24 poesie, di cui la penultima – Maddalena – in due tempi)
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Personaggi
- Jurij Andrèevič Živàgo: il dottor Zivago, figlio di un ricco industriale siberiano, suicidatosi quando lui era ancora bambino; marito di Antonina Aleksandrovna (Tonia), dalla quale ha avuto due figli, Sacha e Macha.
- Larissa Fëdorovna Antipova: Lara, sposata a Pavel Pavlovič Antipov, i due hanno una figlia: Katija. Dalla relazione con Zivago nascerà un’altra figlia di nome Tonja.
- Pavel Pavlovič Antipov: Pacha o Pachka, prima professore, poi generale dell’armata rivoluzionaria della Siberia con lo pseudonimo di Strel’nikov.
- Viktor Ippolitovič Komarovskij: avvocato, poi uomo politico durante la Rivoluzione. Amante di Lara, quando lei era molto giovane.
Familiari di Lara e del dottor Zivago
- Evgraf Andréievič Zivago: fratellastro del dottore.
- Nikolaj Nikolajévič Védéniapin: ex sacerdote, scrittore e filosofo. Zio di Zivago.
- Alexandre Alexandrovič Groméko: professore d’agronomia. Padre di Tonia.
Amici del dottor Zivago
- Mikhaïl Gordon: Micha, figlio dell’avvocato Grigori Ossipovich Gordon.
- Innokenti Dudorov: Nika, figlio di un anarchico e di una principessa georgiana.
- Vasja Brykin: evaso dall’Armata del lavoro. Compagno di viaggio del dottor Zivago, in seguito ne diviene suo protetto.
- Marina Shchapov: ultima compagna di Zivago, da cui avrà due figlie: Kapitolina (Kapka) e Klavdija.
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