I poeti romantici russi Lermontov e Tjutcev


Michail Jurevič Lermontov

Mikhail_lermontov

Scrittore russo (Mosca 1814 – Pjatigorsk 1841). Individualista e anticonformista, ebbe un atteggiamento critico verso la società del tempo. Dopo gli esordi lirici caratterizzati da toni enfatici e patetici, nelle opere più mature seppe modulare la sua scrittura nella direzione di una incisiva e penetrante osservazione della realtà. Tra le opere più note: il poema Demon (182941) e il romanzo Geroj našego vremeni (“Un eroe del nostro tempo”, 183940).

Vita.Rimasto orfano di madre fu affidato nell’infanzia alle cure della ricca nonna materna; entrò (1828) in un collegio per giovani nobili a Mosca, dove (183032) frequentò l’università per passare poi (183234) alla scuola militare di Pietroburgo, dove rimase successivamente come ufficiale. Il soggiorno pietroburghese fu interrotto, fra l’altro, da due confini nel Caucaso: la prima volta (1837) per la commossa poesia in morte di Puškin (Smert´ poeta “La morte del poeta”) in cui si scagliava contro la società del tempo; la seconda volta (1840), a causa di un duello. E in un duello morì in condizioni simili a quelle da cui il protaginista del suo romanzo era uscito incolume.

Opere. Cominciò a comporre giovanissimo; tra il 1828 e il 1832 scrisse numerose liriche (la più famosa è Angel, 1831), poemetti byroneggianti, drammi di tipo schilleriano e un primo tentativo di prosa romanzesca. A questa produzione, rimasta quasi tutta inedita, ma in cui già si rivela il futuro poeta dell’individualismo esasperato e del fiero isolamento, segue una stasi che coincide con il suo soggiorno nella scuola militare. Dopo il 1834 ritornò alla letteratura, dapprima ricalcando i generi già tentati (molto interessanti soprattutto: il dramma Maskarad “Il ballo in maschera”, 1835, e l’incompiuto racconto Knjaginja Ligovskaja “La principessa L.”, 1836), per passare poi rapidamente a contenuti e forme originali: nelle liriche, nel canto epico popolareggiante Pesnja pro carja Ivana Vasil´eviča, molodogo opričnika i udalogo kupca Kalašnikova (“Canto dello zar Ivan Vasil´evič, del giovine opričnik e dell’ardito mercante Kalašnikov”, 1837), nel racconto poetico Mcyri (in georgiano “Il novizio”, 1839), e, infine, nelle sue opere più note, il poema Demon (182941) e il romanzo Geroj našego vremeni . Originale nella struttura tecnica, profondamente innovatore per l’elaborazione di scene e personaggi e per la densità stilistica, il romanzo è articolato in cinque racconti che ruotano intorno alle vicende e alla personalità di un giovane ufficiale ed è insieme un romanzo autobiografico e il ritratto di una generazione. Persiste in queste opere la tendenza al patetico e al teatrale, predominante negli scritti giovanili, ma si afferma anche, soprattutto nella prosa, la capacità di ritrarre uomini ed eventi con una lucidità incisiva, sicché la miglior parte di esse, anche per la schietta sincerità che le anima, ha tuttora dei pregi di una sorprendente modernità.


Fëdor Ivanovic Tjutcev

Fyodor_Tyutchev

Fëdor Ivanovic Tjutcev nacque a Ovstug [Orel] nel 1803 (morì a Carskoe-Selo [Pietroburgo] nel 1873, nobile di nascita. Intrapre se la carriera diplomatica e restò all’estero per 22 anni, so prattutto a Monaco dove conobbe Heine e Schelling, ed ebbe modo di assimilare i motivi del romanticismo tedesco. Nel 1836 sul «Sovremennik» uscirono, senza firma, una quarantina di sue poe sie. Trasferito a Torino, fu poi sospeso dal suo incarico per essere tornato senza autorizzazione a Monaco, la città che più amava e nella quale si era sposato in seconde nozze. Rientrato in Russia, assunse un ruolo politico di primo piano nei circoli rea zionari e slavofili, diventando tra l’altro un personaggio assai ricercato nei salotti alla moda, per il suo spirito brillante e mordace.

Nel 1854 la sua prima raccolta di versi gli diede immediato successo. Nello stesso periodo iniziò una tormentata relazione con la giovanissima figlia della sua governante: alla fanciulla, che aveva compromesso, dedicò una serie di liriche d’amore tra le più commosse e struggenti della poesia russa. Negli ultimi anni si dedicò soprattutto alla poesia filosofica e di introspezione.

La lirica di Tjutcev ha per lo più le cadenze retoriche e solenni dell’ode settecentesca. Ma l’impianto arcaico dei suoi ver si è attraversato da intense vibrazioni metafisiche, da immagini sognanti e febbrili nelle quali si esprime la tormentata visione del mondo del poeta e che spingono a tratti il suo verso a rom persi in sonorità inattese, assolutamente inedite per la tradi zione formale ottocentesca. La personalità di Tjutcev fu risco perta da Vladimir Solov’ëv e dai poeti simbolisti, che misero in luce gli aspetti più suggestivi e sotterranei della sua lirica ‘classica’, per molti aspetti anticipatrice della rivoluzione poetica dei primi decenni del XX secolo.

Bibliografia

F.I. Tjutcev, La Russia e l’Occidente. Scritti politici, Beatrix Editions, 2016
T. Tjutchev. Poesie. Traduzione е introduzione di Virgilio Narducci, Roma, Istituto per l’Europa orientale, 1929, 78 p.
F. J. Tjutčev. Poesie. Pubblicate nel testo originale con introduzione, scelta e traduzioni a cura di Eridano Bazzarelli. Milano, Ugo Mursia ed., ‹1959›. 8, 295, l p.
«La mia vita». Racconto dettato da una contadina russa a T. A. Kouzminskaia, riveduto e corretto da Lev Tolstoj. Proemio, traduzione e note di C. Salomon. Milano, 1924, p. 22—23
Renato Poggioli. Il fiore del verso russo. ‹Torino, 1949›, p. 116—118
«Il Castello», 1950, № 7—8, p. 525—528 (E. Bazzarelli).
Ettore Lo Gatto. Storia della letteratura russa, vol. 6. Roma, 1939, p. 226—231, 234—239, 244
Ettore Lo Gatto. Storia della Russia. Firenze, 1946, p. 531
Ettore Lo Gatto. Storia della letteratura russa. ‹Torino, 1956›, p. 140—142
Ettore Lo Gatto. Le più belle pagine della letteratura russa, I. Poesia e prosa dalle origini a Čhéhov. ‹Milano, 1957›, p. 474—479.



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