
L’intaglio è un rilievo inciso su superfici piane. Le linee di scavo possono essere di varie profondità a secondo del disegno precedentemente creato (da 1 a 3 mm. )
Le essenze ( i legni ) più usati sono :
TIGLIO ( Tilia platyphyllos ) :
Legno molto tenero a pasta bianca, molto facile da lavorare. E’ un legno indicato sopratutto per le prime lezioni, poiché è molto facile da intagliare.
NOCE ( Juglans regia ):
E’ un legno pregiato. Il più usato in scultura e intaglio in Valle d’Aosta. A differenza del tiglio è duro da intagliare, molto compatto e di colore scuro, e con il passare del tempo acquista una colorazione brunita.
ACERO ( Acer pseudoplatanus ):
Legno bianco, molto simile al tiglio ma con le caratteristiche del noce. Legno compatto a vena fine. Di ottima lavorabilità.
PINO CEMBRO ( Pinus cembra ) :
E’ il legno più pregiato tra le conifere. Detto anche cirmolo è un buon legno da intaglio. Tenero con venature rosate. Come lavorazione molto simile al noce
Ritornando sull’intaglio, ve ne sono di 3 tipi :
Intaglio a punta di coltello ( o intaglio a tacche )
Questo tipo di intaglio si esegue su manufatti di vario tipo a superficie piana, ad esempio, piatti, scatole ecc. Il disegno è geometrico e per avere un buon risultato deve essere armonico, viene eseguito con compasso, squadretta, circoligrafo, goniometro e matita a punta sottile ( 0.5 mm ).
Intaglio floreale –Lezione 3
Quest’intaglio si esegue con sgorbie e scalpelli. Il disegno è soggettivo, dando libero sfogo alla propria fantasia. L’intaglio floreale e a punta di coltello possono essere eseguiti sullo stesso manufatto.
Affilatura e finitura –Lezione 4
L’affilatura degli utensili e importantissima per poter realizzare in modo perfetto i propri lavori.
Intaglio gotico –Lezione 5
1° Lezione : Il disegno
In questa lezione troverete degli esempi di rosoni da intagliare, starà poi alla vostra fantasia crearne di nuovi.
Rosone a cinque petali
Tracciato un pentagono, indicare il centro O e i punti A B C D E . Con il compasso con apertura AO, facendo perno su A e su B ricercare il punto F fuori dal cerchio e successivamente fissare i punti F relativi agli altri lati BC, CD, DE, EA. Facendo perno sui punti F, tracciare le curve interne AB, BC, CD, DE, EA. Con apertura AO, facendo perno prima su A poi su B e così via, Fissare i punti H sulla circonferenza. Facendo perno sui punti H, con la stessa apertura tracciare le curve sui cinque raggi AO, BO, CO, DO, EO.

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Variazioni sul rosone a cinque petali
Indicate sul cerchio i punti A B C D E ed il centro F. Con il compasso con aperture AB, facendo perno su A tracciare la curva EB; facendo perno su B, unire AC; facendo perno su C tracciare la curva DB; facendo perno su D unire E con C e facendo perno su E unire A con D. Unire i punti A B C D E tra di loro e con il centro F. Gli spazi più ampi potranno essere ulteriormente suddivisi come suggerito con le linee tratteggiate.

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Altra variazione: trovata la metà dei lati del pentagono iniziale, e unendo i punti suddetti tra loro si otterrà un pentagono più piccolo all’interno del primo.

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Il pentagono suddiviso in triangoli
Per costruire il pentagono si richiedono diverse operazioni ed è per questo motivo che lo affrontiamo solo ora.
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Puntando su A con apertura del compasso AO tracciare le curve BC
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Puntando su D , con apertura del compasso DE tracciare l’arco EG
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Puntando su E , con apertura del compasso EF, tracciare la curva FG
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La retta EG equivale al lato del pentagono
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Unendo i vertici del pentagono con il centro O si avranno tanti triangoli, che potranno poi essere suddivisi ulteriormente a seconda dello spazio e del lavoro da eseguire.

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Cornici



Risoluzione problemi di tracciatura
Esempio 1 Perpendicolare alla metà di un segmento. AB = Segmento dato.
Centrare alle estremità A e B con apertura di compasso a piacere, purché maggiore della metà del segmento, e descrivere due archi che si incontrano nei punti C e D. La retta che passa per tali punti è perpendicolare al segmento AB e lo divide a metà

Esempio 2 Perpendicolare alla estremità di un segmento. AB = Segmento dato.
Con apertura di compasso a piacere, fare centro in B e descrivere l’arco CD. Con raggio CB, centrare in C e trovare E; successivamente centrare in E e trovare F. Con la stessa apertura di compasso, fare centro in E ed F e descrivere due archi che si incontrano nel punto G. Da questo punto passa la perpendicolare all’estremità B de segmento.

Esempio 3 Parallela ad una retta passante per un punto P. AB = Retta data.
Fare centro in un punto C qualsiasi della retta data e con raggio CP tracciare un arco che taglia la retta nel punto D. Con lo stesso raggio, centrare in P e tracciare l’arco CE. Riportare su di esso la distanza PD e trovare F. La retta passante per F e P è parallela alla retta AB.

Esempio 4 Tracciare un quadrato, dato il lato. AB = Lato.
Tracciare la perpendicolare passante per l’estremità B del lato dato AB. Fare centro in B con raggio uguale ad AB e trovare C. Con lo stesso raggio, centrare successivamente in C e in A e tracciare due archi che si intersecano in D. Unire i 4 vertici del quadrato.

Esempio 5 Tracciare un pentagono, dato il lato. AB = Lato.
Tracciare la perpendicolare al lato AB, passante per l’estremità B. Con raggio AB fare centro in B e intersecare la perpendicolare in C. Segnare il punto D, metà di AB. Con raggio DC, centrare in D e intersecare in E il prolungamento di AB. Con raggio AE, centrare successivamente in A e B e determinare F. Con raggio uguale al lato dato AB, fare centro in F e tracciare due archetti, quindi centrare in A e B e trovare i punti G e H, vertici del pentagono. Unire tutti i vertici.

Esempio 6 Tracciare l’esagono, dato il lato. AB = Lato.
Con raggio uguale al lato dato AB, centrare in A e B e tracciare due archi che si intersecano nel punto O, centro della circonferenza circoscritta. Tracciare tale circonferenza e riportare su di essa 6 volte la lunghezza del lato.

Esempio 7 Tracciare l’ottagono, dato il lato. AB = Lato.
Tracciare la perpendicolare alla metà del lato dato AB. Con raggio MA, centrare in M e tracciare un arco che interseca la perpendicolare nel punto N. Con raggio NA, centrare in N e tracciare un arco che interseca la perpendicolare nel punto O, centro della circonferenza circoscritta. Tracciare tale circonferenza e riportare su di essa 8 volte la lunghezza del lato.

Esempio 8 Tracciare un triangolo equilatero, data la circonferenza circoscritta.
Tracciare il diametro AB. Con raggio AO, fare centro in A e descrivere un arco che interseca la circonferenza nei punti C e D. I punti B, C e D dividono la circonferenza in 3 parti uguali. Congiungendoli si ottiene un triangolo equilatero.

Esempio 9 Tracciare un quadrato, data la circonferenza circoscritta.
Tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD. I punti A, B, C, D dividono la circonferenza in 4 parti uguali. Congiungendoli si ottiene un quadrato.

Esempio 10 Tracciare un pentagono, data la circonferenza circoscritta.
tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD. Trovare il punto E, metà del raggio AO. Con raggio EC, centrare in E e tracciare l’arco e la corda CF. Con apertura di compasso CF, fare centro in C e determinare G e H. Sempre con apertura CF, fare centro in G e in H e determinare rispettivamente L e I. Congiungendo i punti C, H, I, L, G si ottiene il pentagono regolare.

Esempio 11 Tracciare l’esagono, data la circonferenza circoscritta.
Tracciare il diametro AB. Con raggio AO, fare centro successivamente in A e in B e tracciare due archi che intersecano la circonferenza rispettivamente in C e D, E e F. Congiungendo i punti A, C, E, B, F, D si ottiene l’esagono regolare.

Esempio 12 Tracciare l’ettagono, data la circonferenza circoscritta.
Tracciare il diametro AB. Con raggio BO, fare centro in B e tracciare l’arco CD. Unire C con D, determinando E. La distanza CE divide la circonferenza in 7 parti uguali. Iniziando dal punto C, riportare la distanza CE 7 volte sulla circonferenza. Congiungendo i punti C, F, G, H, I, L, M si ottiene un ettagono regolare.

Esempio 13 Tracciare l’ottagono, data la circonferenza circoscritta.
Tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD. Con raggio a piacere, fare centro in A e D e trovare il punto 1; fare centro in A e C e trovare il punto 2. Tracciare le rette passanti per tali punti e il centro O, determinando i punti E, G, H, F. I punti A, E, D, F, B, G, C, H dividono la circonferenza in 8 parti uguali. Congiungendoli si ottiene un ottagono regolare.

Esempio 14 Tracciare un decagono, data la circonferenza circoscritta.
Tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD, quindi la circonferenza di diametro OA. Unire E con C, determinando F. La distanza CF divide la circonferenza in 10 parti uguali. Iniziando dal punto C, riportare tale distanza 10 volte sulla circonferenza. Congiungendo i punti C, G, H, I, L, D, M, N, P, Q si ottiene un decagono regolare.

Esempio 15 Tracciare un dodecagono, data la circonferenza circoscritta.
Tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD. Con raggio AO fare centro in A, determinando i punti E e F, e successivamente in B, C e D, determinando i punti G e H, I e L, M e N. I punti A, M, F, D, H, N, B, L, G, C, E, I dividono la circonferenza in 12 parti uguali. Congiungendoli si ottiene un dodecagono regolare.

Esempio 16 Costruzione di poligoni stellari a più punte, dei quali si conosce la circonferenza circoscritta.
a) Poligono a 3 punte
Dividere la circonferenza circoscritta in 3 parti uguali ( vedi esempio n° 8 ), determinando i vertici A, B, C, di un triangolo equilatero. Dividere il lato AB in 3 parti uguali, quindi unire i punti 1 e 2 al vertice opposto C. Procedere allo stesso modo con gli altri due lati.

b) Poligono a 5 punte.
Dividere la circonferenza circoscritta in 5 parti uguali ( vedi esempio n° 10 ), determinando i vertici del poligono E, C, F, G, H. Unire il punto C con i punti H e G; il punto F con E e H; e così via.

c) Poligono a 6 punte.
Dividere la circonferenza circoscritta in 6 parti uguali ( vedi esempio n° 11 ), determinando i vertici del poligono A, D, F, B, E, C. Unire il punto A con E e F; il punto B con C e D; e così via.

d) Poligono a 8 punte
Dividere la circonferenza circoscritta in 8 parti uguali ( Vedi esempio n° 13 ), determinando i vertici del poligono A, E, D, F, B, G, C, H. Unire il punto A con F e G; il punto E con C e F; e così via.

Esempio 18 Costruzione di poligoni stellari a più punte, dei quali si conoscono sia la circonferenza circoscritta, sia quella inscritta.
Il procedimento di costruzione di questi poligoni stellari deve essere interpretato dall’allievo attraverso le figure: vengono date solo alcune indicazioni di base.
a) Poligono a 4 punte.
Dividere la circonferenza circoscritta in 4 parti uguali, quindi dividere ancora a metà ogni angolo tracciando le bisettrici.

b) Poligono a 5 punte.
Dividere le due circonferenze in 5 parti uguali: la circonferenza inscritta andrà divisa partendo dal vertice opposto rispetto a quello considerato per la circonferenza circoscritta.

c) Poligono a 6 punte.
Dividere le due circonferenze in 6 parti uguali: la circonferenza inscritta andrà divisa partendo da un vertice ruotato di 90° rispetto a quello considerato per la circonferenza circoscritta.

d) Poligono a 8 punte.
Dividere la circonferenza circoscritta in 8 parti uguali, quindi dividere ancora a metà ogni angolo tracciando le bisettrici.

2° Lezione :L’intaglio a tacche
Dal punto di vista prettamente tecnico l’intaglio a tacche è la forma più semplice delle incisioni su legno, l’insieme di tacche consente la realizzazione di motivi ornamentali di grande pregio artistico. Questo tipo di intaglio permette già dal primo approccio di ottenere dei risultati tali da spingere l’esecutore a continuare in questa particolare lavorazione. Le opere realizzate a tacche a triangoli incisi si completano anche con linee curve o diritte più o meno profonde. E’ indubbiamente un’ottima scuola per altri tipi di lavorazioni del legno ad esempio bassorilievi, scultura a tutto tondo,ecc.
Ed ora si inizia !! Nella lezione n°1 abbiamo imparato a fare i disegni dei rosoni, ora è arrivato il momento di intagliare.
Questa incisione a tacca si può effettuare in due maniere, come vedremo più avanti,e consiste nel ricavare dal legno un’incisione di forma triangolare con i tre lati uguali e perfettamente lisci. Per ottenere un buon lavoro è importante che la tracciatura sia precisa.Il primo sistema di lavoro, normalmente usato per legni teneri, avviene impugnando il coltello come una penna, il secondo sistema più praticato, avviene tenendo il coltello nel palmo della mano e appoggiando il pollice sul legno da intagliare, così facendo si potrà esercitare più forza e e si otterrà anche una maggiore precisione.
Iniziamo quindi il lavoro praticando tre tagli centrali all’interno del triangolo profondi circa 5 mm. ( Foto 1 )

Foto 1 Clicca per ingrandire
Proseguiamo praticando una prima incisione obliqua dal vertice del triangolo verso il basso. ( Foto 2 )

Foto 2 Clicca per ingrandire
Il secondo taglio avviene girando l’oggetto e praticando la seconda incisione sempre obliqua. ( Foto 3 )

Foto 3 Clicca per ingrandire
Per effettuare il terzo taglio ci si comporta esattamente come per i due effettuati precedentemente. ( Foto 4 )

Foto 4 Clicca per ingrandire
Se il triangolo non risulta pulito si può ripassare la lama facendo però attenzione a non intagliare troppo profondamente; infine si rifinisce il triangolo lisciando i solchi eseguiti con il manico del coltello. ( Figure 5 e 6 )


Foto 5 Clicca per ingrandire Foto 6
Proseguendo il lavoro , e intagliando altri tre triangoli avrete creato la vostra prima opera d’arte, una stella !! ( Figura 7 )

Foto 7 Clicca per ingrandire
Qui di seguito ho inserito altre immagini di esempio su come impostare correttamente le mani, spero che vi possano essere di aiuto.







Come vi ho detto in precedenza, l’intaglio a tacche non si effettua esclusivamente su triangoli diritti, ma si utilizza anche su disegni curvi. Quindi ecco per voi altre immagini al riguardo.




3° Lezione : L’intaglio floreale
L’intaglio floreale è un intaglio decorativo. Si possono decorare piatti, scatole, cornici o addirittura creare pannelli floreali.
Il disegno deve essere eseguito seguendo un certo criterio. A differenza dell’intaglio a punta di coltello, dove il disegno è geometrico e non vi sono spazi vuoti da riempire, nell’intaglio floreale il discorso cambia, il disegno deve essere studiato in modo da far si che tra un fiore e l’altro non ci sia uno spazio troppo grande da pulire o riempire punzonandolo. Quest’intaglio si può inserire contemporaneamente in un manufatto lavorato a punta di coltello. Ad esempio il fiore può essere inserito in un cerchio. I petali inseriti all’interno di un cerchio o di un rombo devono toccare gli estremi del cerchio o del rombo.
Le sgorbie utilizzate abitualmente per questo tipo di intaglio sono:
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Semitonde
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8/4
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8/7
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8/10
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8/13
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5/5
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3/8 o 3F/8
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11/4
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Sgorbie a V
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12/4
-
12/6
-
12/8
Può essere utile anche un coltellino da intaglio per rifilare meglio le parti dove lo scalpello non passa.
Per eseguire le palline invece sono utili le seguenti sgorbie ( Naturalmente la grandezza della sgorbia varia a seconda della circonferenza che si vuole ottenere.)
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8/4
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8/7
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8/10
-
8/13
Per eseguire i petali si adoperano normalmente le sgorbie da 8 con l’aggiunta dell’11/4.
Se volete maggiori informazioni sulle sgorbie, consultate la pagina che tratta gli utensili cliccando
Realizziamo un fiore
Per ingrandire le immagini “cliccaci”sopra.
1 ) Si comincia tracciando la pallina posizionando la sgorbia sopra il disegno della pallina e ruotando intorno alla linea tracciata. ( fig. 1 )

2 ) Poi si scarica intorno alla linea appena tracciata in modo da poter scolpire la sfera più facilmente. ( fig. 2-3-4-5 )




3) Ora si arrotonda la pallina partendo dalla metà del cerchio, avanzando verso gli estremi della sfera, da tutti i 4 lati. ( fig. 6-7-8 )



Attenzione ! L’inclinazione della sgorbia non deve essere mai a 90° per evitare che la pallina salti via.
4 ) Una volta eseguita la pallina si passa all’esecuzione dei petali. In questo caso uso la sgorbia n° 8/7 alla rovescia. ( fig. 9-10-11 )



P.S. E’ fondamentale ricordarsi sempre dell’inclinazione della sgorbia durante la lavorazione. ( l’esempio è qui sotto )

6 ) Dopo aver tracciato il petalo con la sgorbia, si cava intorno per farlo risaltare (fig. 12-13-14 )



7 ) Poi si tracciano i petali con la sgorbia a V 12/4 ( fig. 15-16-17 )



8 ) Finito di tracciare i petali si procede, sempre con la sgorbia a V 12/4, col disegnare l’interno dei petali. ( fig. 18 )

9 ) Ora che abbiamo finito il fiore non ci resta che abbellirlo, punzonando la pallina e i petali, secondo il nostro gusto personale. ( fig. 19-20 )


Immagini sparse di fiori intagliati, completati e da completare.
Per ingrandire le immagini “cliccaci” sopra







Questa lezione è tratta dal libro di Giuseppe Binel “Manuale di scultura su legno”
Affilatura con mola ad acqua Pietre ad acqua e ad olio
La parte terminale dei ferri da taglio ha uno smusso che viene chiamato bisello ( o ugnatura o scarpa ), che penetra nel legno separandone le fibre. Il filo può essere a tagliente interno, esterno o a due taglienti, e l’angolo di sfoglia, che determina la lunghezza del bisello, può andare da 20° a 30°. L’affilatura consiste, in sostanza, nel trovare per ogni situazione di scavo il giusto angolo di penetrazione asportando il metallo in eccedenza fino a ottenere un taglio dal filo finissimo e uniforme. E’ evidente che tanto più l’angolo di sfoglia è acuto, quanto più la lama taglia e penetra facilmente, ma il suo filo è fragile, mentre in caso contrario ha più resistenza al taglio ma una durata superiore. I parametri che condizionano l’angolo di taglio sono :
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Il materiale che stiamo lavorando, ad esempio, angolo più acuto per legni teneri come tiglio o pino cembro, più aperto per legni duri come frassino o bosso.
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La qualità e la durezza della lama che stiamo usando.
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Il tipo di pressione a cui sottoponiamo l’attrezzo, cioè smusso più stretto per gli utensili da finitura che usiamo con la sola forza delle mani, e più largo per le sgorbie e gli scalpelli da sgrossatura che devono sopportare l’urto di un mazzuolo pesante.
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La forza con cui siamo soliti lavorare.
Si può paragonare la lunghezza del bisello alla mina di una matita che ognuno sceglie in base alla maggiore o minore leggerezza del tratto, della carta e così via.
Le affilatrici ad umido che troviamo in commercio possono avere la mola in pietra orizzontale o verticale, saturata con acqua od olio. Le più comuni sono quelle con la mola verticale, raffreddata ad acqua con una velocità di rotazione che varia da 100 a 200 giri al minuto e con una grana fine ( 250 grani ), media ( 180 grani) o grossolana ( 50 grani ). L’affilatura viene eseguita posando lo smusso sulla pietra ed esercitando una pressione costante. Le sgorbie vanno fatte ruotare lentamente in modo che il bisello sia uniforme da un capo all’altro del taglio. Gli scalpelli si muovono lateralmente nei due sensi, per correggere le leggere imperfezioni della superficie della pietra; gli scalpelli a V vanno affilati come se fossero due scalpelli, l’angolo delle due ali della lame è però quasi sempre non perfettamente a spigolo e si formerà perciò in fondo al V una sorta di rostro che andrà eliminato arrotondando esteriormente lo spigolo fino a raggiungere il filo.
Le pietre per affilare limano il metallo della lama dando al tagliente la forma voluta e il filo. Possono essere a taglio grosso, e in questo caso asportano più materiale ma lasciano un filo più grossolano, a taglio medio e a taglio fine, che consentono un’affilatura migliore. Possono inoltre essere sagomate con forme diverse per aderire alle diverse fogge di sgorbie e scalpelli e essere ad acqua o a olio. Le pietre ad acqua ( la più fine è quella dell’Arkansas ) si bagnano con acqua e petrolio. Le pietre ad olio di qualità pressoché pari a quelle ad acqua ma di durata superiore, non devono mai essere usate asciutte, perché se ne otturerebbero i pori e vanno lubrificate con olio da macchina raffinato o olio di paraffina. Le pietre nuove vanno saturate d’olio e tenute al riparo dalla polvere. Si può rettificare la superficie di una pietra o modificarne la forma strofinando la stessa su una lastra di marmo con acqua e polvere per smerigliare per le pietre naturali e acqua e carborundum per le pietre artificiali. Per finire l’affilatura si passa l’utensile su una striscia di cuoio, detta coramella, trattata con il rosso da gioiellieri o polvere di crocus o sego, che può essere incollata sul legno, piano per l’affilatura esterna, e sagomato per l’affilatura interna.
Affilatura degli scalpelli
Si posa il ferro sulla pietra e si spinge in avanti con una pressione che diminuirà portandolo indietro, cercando di non cambiare l’angolazione e che l’affilatura sia a squadro per evitare che l’utensile tenda durante lo scavo a deviare. Si ripete l’operazione sulla pietra a grana fine, su tutti e due i lati e infine si passa sulla coramella.
Affilatura delle sgorbie a tagliente interno
Si passa il bisello della sgorbia da un capo all’altro della pietra con un movimento rotatorio stando attenti a non smussare gli spigoli laterali e con un movimento a spirale per utilizzare tutta la superficie della pietra. Si toglie la sbavatura con una pietra sagomata movendola avanti e indietro nella scanalatura dell’attrezzo, nello stesso modo si passa sia il lato interno che quello esterno sulla coramella.
Affilatura dello scalpello a V
Come già descritto, lo scalpello a V si affila come due scalpelli piatti, eliminando successivamente il rostro centrale. La sequenza è quella descritta per gli altri attrezzi. Per l’angolo interno si usa un pezzo di cuoio sagomato longitudinalmente a punta.
Punzonature e Tessiture
Si intendono per punzonature quelle operazioni in cui il legno viene pressato da uno strumento che non lo taglia asportandone una parte ma produce un’impronta di varia profondità. Possono essere usati sostanzialmente per creare degli sfondi, per camuffare gli errori di lavorazione o per creare decorazioni, anche minuscole e non eseguibili in altro modo. Troviamo in commercio una grande varietà di punzoni, ma soprattutto è possibile e facile costruirseli utilizzando chiodi d’acciaio, vecchi cacciaviti, o lime, punte elicoidali, sgorbie e scalpelli rovinati e così via. Possono avere la superficie di battuta piatta, o svasata con varie angolazioni, funzionali all’impronta che devono lasciare. Questa tecnica, tradizionalmente usata per finire sfondi di problematica pulitura, come quelli dietro gli ornati floreali, ci permette di realizzare, all’interno di una scultura, decorazioni in miniatura, che riproducano ad esempio, i ricami dei vestiti o mantelli, bottoni, piccole fessure, sottolineature di linee e angoli e così via.
Alcuni esempi

I Bulini o Punzoni ( Clicca per ingrandire )









Preparazione del legno per la finitura
Prima di applicare qualsiasi finitura è bene preparare il legno affinché possa ricevere nel modo migliore i trattamenti successivi. Il legno va pulito, rimovendo segni di matita, pelurie e parti mobili.Va tenuto presente che le finiture tendono ad accentuare i difetti, piuttosto che a camuffarli. Ad esempio, un trattamento con mordenti evidenzia in modo vistoso graffi e abrasioni causati da una non corretta levigatura, e quelli ad acqua fanno sollevare le fibre legnose. Qualunque sia il tipo di lavoro che abbiamo realizzato possiamo passare una lana d’acciaio fine o una tela abrasiva finissima, che renderanno più morbide e brillanti le superfici pur senza modificare sostanzialmente le modellature precedenti.
Trattamenti insetticidi e funghicidi.
In Valle d’Aosta scultori e intagliatori, si definiscono, a volte, grattatarli. In effetti l’infestazione di numerose specie di tarli e coleotteri xylofagi che scavano nel legno (soprattutto nell’ alburno) gallerie di varia grandezza, non è problema da poco. Durante tutto il tempo in cui ho scritto questo libro, sulla scrivania del laboratorio, ho sentito in sottofondo un rumore lieve, come quello di un chiodo che gratta una superficie porosa, che veniva da una vecchia scultura sistemata a poco più di un metro dalla scrivania, aggredita da questi insetti e in attesa di venir trattata. Quel rumore è il grido di guerra degli insetti che stavano svolgendo la propria opera distruttiva, rosicchiando sistematicamente la mia povera scultura. I nostri vecchi cercavano di risolvere questo problema spennellando abbondantemente il legno col liquame del letame ma credo che oggi questa tecnica avrebbe pochi proseliti. In compenso troviamo in commercio prodotti insetticidi e funghicidi di buona qualità ed efficacia. Vanno usati spennellando abbondantemente le superfici e facendoli penetrare nelle cavità e fenditure, oppure spruzzandoli in ogni poro con l’apposito spruzzatore, o iniettandoli nei fori con una siringa ipodermica. I fori vanno poi chiusi con cera colorata e il procedimento ripetuto dopo qualche tempo per colpire le uova superstiti prima che si schiudano. Generalmente questi impregnanti, nella cui composizione sono presenti sostanze nutritive, come olio di lino, lasciano superfici con un gradevole aspetto serico e ovattato e sono a lenta essiccazione per cui è bene aspettare qualche giorno prima di intervenire con trattamenti successivi. Attenzione: si tratta di sostanze nocive, che vanno maneggiate con cautela, osservando le avvertenze sulle confezioni. Nel caso di sculture di grandi dimensioni il problema può diventare serio, perché gli insetti possono essere annidati in profondità nel legno e loro cunicoli intasati di segatura che, inumidita dall’ insetticida tende a gonfiarsi e a chiudere ermeticamente il passaggio vanificando l’ efficacia del trattamento. Quando si evidenziano problemi di aggressione di insetti su sculture di questo tipo l‘azione deve perciò essere tempestiva ed energica. In casi estremi la soluzione a questi problemi è la costruzione di una camera a gas (ad esempio con un barile di metallo a chiusura ermetica e con l’ impiego di pastiglie tossiche a base di zolfo), in cui la scultura sarà lasciata per almeno due mesi.
Mordenti
Vengono usati i mordenti per valorizzare la marezzatura di un legno e per dargli colore, di solito per scurirlo o per camuffare difetti e alterazioni. Vanno dati a pennello o a spugna e si possono dividere in quattro gruppi: ad acqua, chimici, a olio e a spirito. I mordenti ad acqua sono i più economici e vanno miscelati con acqua, graduando la quantità d’acqua e i pigmenti in base al colore che vogliamo ottenere. Vanno lasciati riposare per almeno un’ora prima dell’ uso perché hanno bisogno di tempo per sciogliersi. I mordenti ad olio sono i più costosi ma hanno il pregio di non far “alzare il pelo” al legno. Altri mordenti sono quelli a spirito o ad alcool, i mordenti chimici e alla varechina.
Turapori
I turapori servono, come dice il nome, a riempire i pori del legno e a ottenere un fondo compatto e lucido su cui poggiare altri trattamenti. Hanno un tempo di essiccazione rapido e vanno quindi applicati velocemente su tutta la superficie. Dopo alcune ore si leviga con tela abrasiva fine o con lana d’ acciaio, si spolvera e la superficie è pronta a ricevere la cera o la vernice.
Olio di lino
Si usa l’ olio di lino crudo mescolato con alcool bianco (30%) scaldando la miscela a bagnomaria fino a che l’ alcool diluisce l’olio facilitando la penetrazione nel legno. Si stende a pennello e dopo alcuni minuti si strofina energicamente con uno straccio. Si può ripetere più volte l’applicazione; la superficie saturata e rinforzata, è opaca.
La cera ( Clicca per vedere la lezione )
La ceratura e il modo più classico e semplice per finire una scultura. Può essere stesa su un legno grezzo o trattato con impregnanti, o turapori, mordenti o olio di lino. Dà al legno una finitura lucida e satinata ma ha poca resistenza all’ umidità e al calore. Il materiale di base è la cera vergine d’ api purificata che viene sciolta a bagnomaria con essenza di trementina (80%); raffreddata avrà una consistenza molle e pastosa. Si può colorare con pigmenti in polvere, o con tinture solubili in olio. In commercio si trovano cere morbide e alla paraffina, neutre o di vari colori (giallo, noce chiaro, noce scuro, ecc.). Va stesa con un pennello o un panno, nel senso della vena. Nel caso la cera sia dura e difficile da applicare si può ammorbidire con diluenti, oppure stendere scaldando la superficie su cui si lavora con un getto d’aria calda proveniente da una pistola termica o da un asciugacapelli. Questo metodo permette una migliore penetrazione della cera, che diventa quasi liquida e si può agevolmente fissare anche su superfici rugose e non omogenee. Attenzione, non dimentichiamoci che si tratta di prodotti facilmente infiammabili; vanno quindi prese tutte le precauzioni del caso. Sul legno molto poroso o disidratato il procedimento potrà essere ripetuto una seconda volta. La cera deve coprire la superficie in ogni dettaglio ma non deve mai lasciare depositi che, meno evidenti durante l’applicazione, formano, ad essiccamento avvenuto, antiestetici grumi difficili da eliminare. Occorrerà poi lasciare asciugare per un tempo che può variare da alcuni minuti, se è stato usato l’asciugacapelli che ha già prodotto una evaporazione della parte volatile della cera, a un giorno. La lucidatura può essere eseguita con un panno di lana asciutto e pulito, nel caso la superficie sia uniforme oppure con una spazzola non troppo dura o un pennello se il fondo, è irregolare. Quest’ultima operazione deve venire eseguita con una discreta energia, insistendo fino ad ottenere una delicata lucentezza tipica di questa finitura. La lucidatura può essere resa più veloce con impiego di una cuffia di montone, da montare su un trapano elettrico o meglio ancora, con un tampone di crine di cavallo le cui setole lunghe e morbide possono agevolmente penetrare anche nelle gole e nei sottosquadra delle sculture. A volte vengono usati grossi pennelli rotondi con setole di cinghiale, la cui impugnatura viene tagliata e trasformata in codolo da inserire nel mandrino del trapano.
Tecniche consigliate
Mi rendo conto che la carrellata di tecniche di superficie e di finitura presentate in questa lezione può essere tale da ingenerare un po’ di confusione al principiante, che può avere l’impressione di non raccapezzarvisi.
Vediamo allora di fare un po’ di chiarezza.
Per quanto riguarda la preparazione alla finitura non è necessario usare contemporaneamente tutte le tecniche illustrate, ma basterà scegliere di volta in volta quella che sembra più adatta. È pur vero che a volte i risultati migliori si possono ottenere con la somma di procedimenti diversi (ad esempio, una superficie levigata risalta al meglio se abbinata a uno spazio ruvido), ma la scelta e l’abbinamento delle tecniche non dovrebbero essere poi così difficoltoso. Per quanto riguarda la finitura personalmente uso quasi esclusivamente quella a cera, salvo un trattamento insetticida quanto vi siano segni di aggressione da tarli o una preparazione del fondo con un turapori quando la scarsa resistenza all’umidità della cera lo esige (ad esempio per oggetti che possono venire a contatto con acqua, unto o altro).
Ceratura
Passiamo ora alla ceratura. Occorre, una pistola termica oppure un phon, dei pennelli, delle spazzole, uno straccio di lana, e naturalmente la cera. La cera solida si trova in ferramenta o nei supermercati. Mi raccomando, non comperate mai cere colorate, ma, una cera noce scuro per lavori in noce e una cera neutra se dovete creare dei lavori in tiglio o in acero ( legni chiari ).
1 – Scaldate con la pistola termica, sempre ad una distanza di sicurezza, il pennello che avrete intinto nel barattolo della cera, e sempre continuando a scaldare stenderete con cura la cera ovunque, facendo attenzione agli interstizi più nascosti. Lavorate con estrema calma e precisione !
2 – Terminata la ceratura si passa alla lucidatura. Per ottenere un buon risultato vi consiglio di effettuare la lucidatura dopo alcune ore dalla ceratura per far si che si asciughi bene. Per sveltire il lavoro, come potete vedere, ho applicato al trapano un pennello in setole di crine di cinghiale. Se non avete questo pennello, con un pò di olio di gomito, spazzolate a mano e passate uno straccio di lana per dare la lucentezza desiderata.
Il risultato, a lavoro terminato, sarà questo !
Il gotico
Il gotico è lo stile che predomina per tutto il medioevo, stile architettonico tipico dei molte tra le principali cattedrali europee. L’arte gotica non riguarda solo l’architettura: anche pittura e scultura. In questa lezione vi insegnerò a realizzare un bassorilievo in stile gotico.
Prima di tutto bisogna creare il disegno !
Premetto, che per creare un disegno gotico ci vogliono parecchie ore di buona volontà e molta pazienza, però il risultato sarà alla fine molto gratificante !
A – Dopo aver fatto piallare il noce, incollate la carta carbone con del nastro adesivo
B – Posate con molta cura e precisione il disegno e fissatelo sempre col nastro adesivo ( Foto 1 )

A questo punto con una biro ripassate il disegno con molta cura, senza fretta, per non dimenticare parti del disegno ! ( Foto 2 – 3 )


Ora dopo aver tolto il disegno e la carta carbone, ripassate con una matita le parti un pò sbiadite. ( Foto 4 )

Incominciamo ora il lavoro vero e proprio
Prendete uno scalpello a v, io, nella foto, sto usando un v da 14 ma potete utilizzarne anche uno più piccolo. Cominciate ora a delimitare il disegno dove ho scritto “SCAV”( Vedi foto ). Bisogna scendere di due livelli, quindi il primo livello dovrà essere profondo almeno 1 cm. ( Foto 5 – 6 – 7 )



Per far si che le pareti del lavoro siano belle diritte e ben levigate usate uno scalpello diritto. Scavate fino a raggiungere la profondità desiderata, a questo punto disegnate “la toppa”, ( io la chiamo così per capirci, infatti assomiglia alla toppa delle chiavi !). Dopodiché fate esattamente come prima, cioè, scavate lungo i contorni del disegno. Per facilitare lo scavo del cerchio usate una sgorbia 8/13. ( Foto 8 – 9 – 10 )



Anche durante questa operazione fate in modo che le pareti siano belle diritte ! Scavate per almeno 1.5 cm. Il fondo verrà punzonato ( alla fine ) perciò se non sarà perfettamente pulito non importa ! Le pareti al contrario dovranno essere ben levigate. ( Foto 11 – 12 – 13 )



Terminato risulterà così ( vedi foto ), certo è ancora da carteggiare molto, ma dopo sarà perfetto. Il passo successivo sarà quello di scavare lungo le linee disegnate con un V, ogni cordolo verrà poi arrotondato e levigato. ( Foto 14 – 15 )


Il fiore gotico
Il fiore gotico si lavora come nell’intaglio floreale. Si scava la pallina, si delimita il fiore con il V e si scava con le sgorbie curve da 8. Finito risulterà come nella foto. Il tutto verrà levigato con la levigatrice “mouse”, a forma triangolare per riuscire ad arrivare anche negli angoli più piccoli . ( Foto 16 )

Andiamo avanti !
Continuiamo sempre con lo scalpello a V, molto importante nell’intaglio, delimita il disegno come se usaste una matita . ( Foto 17 – 18 )


Continuate il fiore come nell’intaglio floreale, con sgorbie curve da 8 – 8/8 – 8/10 – 8/13 ( Foto 19 – 20 )


Ultimato il fiore risulterà così ( Foto 21 )

Per non essere monotona e dare un tocco di classe all’opera, ho eseguito uno stemma, e più precisamente, quello del mio paese, Pont St. Martin. Alla sua destra invece ho realizzato il luogo più caratteristico del paese, il ponte romano. La tecnica è diversa dal resto del gotico, in quanto fa parte del bassorilievo. Al suo fianco, potete notare, che ho già scavato di un livello la mezzaluna, che verrà a sua volta ridisegnata come nelle foto successive. ( Foto 22 – 23 )


Disegnati i due “pesciolini” ( per capirci ! ) segnati con il V da 4 e poi scavate, raggiungiamo anche qui 1,5 cm. ( Foto 24 – 25 – 26 )



Con una sgorbia curva da 8/10 o 8/13 scavate i contorni del semi cerchio. Quando lo scavo sarà ultimato, questo verrà levigato. ( Foto 27 – 28 – 29 – 30 )




Per eseguire il fiore gotico all’interno della mezzaluna, usate lo scalpello a V , tracciando tutto il disegno. ( Foto 31 – 32 – 33 – 34 – 35 )





Scavate i petali sempre con sgorbie curve da 8, la stessa sgorbia verrà usata per fare la pallina. ( Foto 36 )

Nelle foto che seguono sto usando il bulino per evidenziare meglio i particolari. ( Foto 37 – 38 )


Come potete vedere dalla prima delle tre foto tutti i cordoli dovranno essere arrotondati e levigati. Nelle altre due foto sto dando gli ultimi ritocchi. ( Foto 39 – 40 – 41 )



Ed ecco il risultato finale!!! La prima foto è l’opera grezza, mentre la seconda è dopo la ceratura. ( Foto 42 – 43 )


Fonte: http://www.intaglionline.it/lezioni/lezione4.htm

Categorie:D30- [ELEART- LABORATORIO DI SCULTURA - SCULPTURE LAB], D30.07- Legno
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