L’agricoltura naturale di Masanobu Fukuoka

Masanobu Fukuoka

Masanobu Fukuoka

L’agricoltura naturale di Masanobu Fukuoka

L’agricoltura naturale è un insieme di tecniche agricole nato negli anni quaranta grazie alle idee di Masanobu Fukuoka, un agronomo giapponese che le ha dato il nome di “natural farming”.

L’agricoltura naturale è definibile come l’agricoltura del non fare, consiste semplicemente nel lasciare che ogni cosa, nel sistema agricolo – ambientale, vada secondo natura: niente potature, concimazioni, cura colturale o trattamento fitosanitario, lotte antiparassitarie, lavorazioni del terreno. In questo contesto il lavoro dell’agricoltore si limita alla semina e al raccolto.

Il terreno non viene arato e la germinazione avviene direttamente in superficie, se necessario avendo preventivamente mescolato i semi con argilla e fertilizzante (questo consente di ridurre il numero di semi necessari). Al terreno deve essere restituito quanto più possibile di ciò che ha prodotto, quindi l’agricoltore deve cogliere esclusivamente i frutti e lasciare sul campo tutti gli scarti e le rimanenze della coltivazione, che fungeranno da pacciamatura. Il terreno rimane perennemente inerbito con piante poco invadenti che fissano l’azoto (vedi sovescio) e su questo si possono seminare direttamente cereali, ortaggi o far crescere alberi da frutto; questo fa sì che, rimanendo sempre coltivato, il terreno riduca la propria erosione superficiale.

In caso di infestazioni vengono inseriti animali antagonisti a quelli dannosi per la coltura (lotta biologica).

Fonte: Wikipedia


 

 

 


Masanobu Fukuoka

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Masanobu Fukuoka 福岡正信 (Fukuoka Masanobu) (2 febbraio 1913 – 16 agosto 2008) è stato un botanico e filosofo giapponese, pioniere della agricoltura naturale o del non fare, autore di La rivoluzione del filo di paglia e The Natural Way of Farming.

Istruitosi come microbiologo in Giappone, ha iniziato la sua carriera come scienziato del suolo, specializzandosi nelle patologie delle piante.

A 25 anni cominciò a mettere in dubbio i preconcetti della scienza dell’agricoltura. Quindi, lasciò il suo posto come ricercatore scientifico, tornò nella fattoria della sua famiglia nella isola di Shikoku nel Giappone del sud per coltivare mandarini, iniziando a dedicarsi allo sviluppo di un sistema di agricoltura biologica ed ecocompatibile. L’obiettivo della sua ricerca è stato minimizzare il più possibile gli interventi dell’uomo, che si limita ad accompagnare un processo largamente gestito dalla natura, rifiutando le tecniche agricole tradizionali e moderne.

Da un punto di vista filosofico, il metodo di Fukuoka si ispira al concetto del Mu, approssimativamente tradotto con “senza” o anche “nessuno”, il quale è il nucleo dell’insegnamento del Buddhismo Zen. Fukuoka si riferiva, infatti, alle sue pratiche di coltivazione come “agricoltura del Mu”. Per lo Zen l’Universo è in un costante flusso di cambiamento, in cui ogni cosa avviene spontaneamente. Per questo, si ritiene che il miglior modo di agire sia “senza” agire, lasciando libero il campo a quel “meccanismo di autoregolazione che può manifestarsi soltanto se non gli si fa violenza”, come si può ben notare in particolare nell’agricoltura, la quale obbedisce a orologi interni ed esterni, atmosferici, e il cui vero motore è la Natura.

Nell’essenza, il metodo di Fukuoka tenta di riprodurre quanto più fedelmente le condizioni naturali. Il terreno non viene arato e la germinazione avviene direttamente in superficie, dopo aver mescolato i semi, se necessario, con argilla e fertilizzante (questo consente di ridurre il numero di semi necessari). Nel terreno intatto, dove idealmente sono state fatte crescere piante poco invadenti che fissano l’azoto (es. trifoglio), che trattengono il terreno e impediscono lo sviluppo di infestanti, viene coltivata simultaneamente la coltivazione voluta. Animali antagonisti vengono introdotti per combattere infestazioni (ad esempio carpe, insettivoro nelle coltivazioni di riso, o anatre per combattere le lumache). Al terreno deve essere restituito quanto più possibile di ciò che ha prodotto, quindi l’agricoltore deve cogliere esclusivamente i frutti e lasciare sul campo tutti gli scarti e le rimanenze della coltivazione, che fungeranno da pacciamatura. Il terreno rimane sempre coperto, riducendo così l’impoverimento per erosione superficiale, e la parte aerea delle piante annuali, dopo il raccolto, deve essere utilizzata per una pacciamatura. Anche la mancanza di aratura, o comunque di aerazione artificiale del terreno, riduce la necessità di concimazione, in quanto i batteri che fissano l’azoto nel terreno sono anaerobi.

Il suo metodo di coltivazione, che si realizza essenzialmente su piccola scala, è particolarmente adatto a piccoli possedimenti, avvalendosi più dell’attenzione al dettaglio che del ricorso al lavoro intenso, richiedendo comunque esperienza e una notevole abilità. Il tempo totale di lavoro viene notevolmente ridotto, fino all’80% rispetto ad altri metodi. È stato fatto molto per adattare il suo metodo alle condizioni europee, e tra i contributi, va ricordato quello del coltivatore francese Marc Bonfils e della coltivatrice spagnola Emilia Hazelip, da cui nasce l’Agricoltura Sinergica.

Secondo le affermazioni dello stesso Fukuoka, il suo metodo di coltivazione ha prodotto in Giappone rendite per ettaro simili a quelle medie ottenute con tecniche che si avvalgono della chimica.

Bibliografia

  • The One-Straw Revolution: An Introduction to Natural Farming, La rivoluzione del filo di paglia, Libreria Editrice Fiorentina
  • La fattoria biologica, Mediterranee con Frédéric P. Métreaud, The Natural Way of Farming: The Theory and Practice of Green Philosophy
  • Masanobu Fukuoka et al.,The Road Back to Nature: Regaining the Paradise Lost
  • (a cura di Giannozzo Pucci) Lezioni italiane di Masanobu Fukuoka, Libreria Editrice Fiorentina
  • La Rivoluzione di Dio della Natura e dell’Uomo, Libreria Editrice Fiorentina

 

 

 

 

 



Categorie:Uncategorized

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