Durante il periodo del Carnevale a Lavello, ogni sabato, si da vita ai cosiddetti Festini, delle vere e proprie feste di ballo poste in vari punti del paese, alle quali si uniscono gruppi di giovani mascherati che al suono dei più disparati strumenti musicali girano per le strade chiedendo di intrecciare danze tipiche con gli invitati delle feste. Gli ospiti sono accolti con grande entusiasmo e con piatti tipici del Carnevale, ed ovviamente con la concessione dell’inizio della danza.
La pianta dei Festini del Carnevale di Lavello
L’ultima giornata del Carnevale lavellese, viene proposta la Sfilata della Pentolaccia, con la tipica sfilata per le vie cittadine di carri, gruppi mascherati e della tipica maschera lavellese detta Domino, caratterizzata da una lunga tunica rossa, o nera, o blu, ornata da un cappuccio chiamato “pappelosc” (foto in alto). Nella piazza principale viene messo in scena il processo e il rogo a Carnevale mentre al termine della sfilata vengono premiati miglior carro, miglior festino, miglior conduttore e miglior gruppo mascherato. La festa si conclude con un ballo in piazza e la rottura della Pentolaccia.
Descrizione della maschera del Domino
La maschera principale del Carnevale lavellese, come potete vedere in foto, è il cosiddetto Domino: una lunga tunica in raso, generalmente di colore rosso, ornata da un cappuccio che nasconde il viso e da un cordone che cinge il saio. Ogni mascherato inoltre porta con sé un sacchettino, intonato con il colore del domino, dove conserva caramelle e cioccolatini da donare a chi accetta l’invito di ballare insieme nelle varie feste. Il colore del domino variava in base al ceto sociale di chi lo indossava e così poteva essere rosso o nero, successivamente anche blu. Secondo alcune fonti il costume carnevalesco lavellese riprende le forme degli abiti indossati dai “Papalosce”, i confratelli della Buona Morte che accompagnavano i defunti in processione.
Il Domino affonda le sue origini lontane in un misto di sacralità, devozione e simbolo di allegria e baldoria. Il suo caratteristico tessuto in stoffa di raso prevalentemente di colore rosso (che stava ad indicare il ceto popolare di appartenenza di chi lo indossava) era un saio che ricopriva tutto il corpo con un cordone in vita. Poi c’era anche annesso un cappuccio di egual colore e una maschera di stoffa per coprire il volto.
Inoltre il figurante mascherato era dotato di una sacca sempre intonata con il colore del domino dove c’erano dolciumi vari, tra cui soprattutto caramelle da donare in modo particolare a chi si prendeva a ballare nei luoghi esclusivi della festa, cioè i festini.
I colori naturalmente dei Domini potevano variare a seconda di chi li indossava specialmente per il ceto sociale di appartenenza e variavano dal colore azzurro al verde, al nero, eccetera. Secondo alcune fonti il costume carnevalesco lavellese prende le mosse per la sua esistenza e foggia da un consuetudinario costume della Confraternita della Buona Morte esistente presso la chiesa dell’Annunziata di Lavello e ricalca lo stilema dei confratelli che usavano un abbigliamento formato da un saio con cappuccio per le loro processioni e manifestazioni religioso-sacrali. Un tempo lo si festeggiava non solo ogni sabato dopo il 17 gennaio (entrata ufficiale del periodo carnevalesco) ma anche il giovedì e i domini il più delle volte si affittavano.
Infine, l’ultima sera dei festeggiamenti, viene messo in piedi il processo a Carnevale che verrà condannato e bruciato sul rogo.
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