Festa dei campanacci nel Carnevale di San Mauro Forte
San Mauro Forte, paese in provincia di Matera, ha origini molto antiche, come testimoniato dai numerosi ritrovamenti avvenuti sul territorio; in località Timponi è stata scoperta una costruzione risalente all’VIII secolo a.C. ed in località Priati alcune tombe del IV secolo a.C. L’attuale centro risale all’epoca normanna, presumibilmente al 1060, ed il suo nome deriva da un antico monastero benedettino intitolato a San Mauro intorno al quale si sviluppò l’abitato, che fu completamente fortificato; l’accesso al paese era garantito da quattro porte, una delle quali presente ancora oggi, mentre sul lato est fu costruita una torre a tre piani, situata in quella che oggi è la piazza principale. L’aggettivo Forte fu aggiunto successivamente al nome San Mauro per ricordare come il paese riuscì a respingere le bande di briganti dello spagnolo Borjes nel 1861. San Mauro Forte appartenne alla contea di Montescaglioso ed a partire dal ‘400 passò sotto il dominio degli Orsini Del Balzo prima, e successivamente dei Sanseverino, dei Carafa e dei Colonna. Nel 1751 San Mauro riuscì a liberarsi dal giogo feudale, quando fu riscattato da quattro acquirenti, già amministratori dei vecchi feudatari, che investiti del titolo di baroni si stabilirono in paese costruendovi le loro residenze all’interno delle mura medievali.
Campanacci “maschi” e campanacci “femmina”
La festa dei Campanacci a San Mauro Forte comincia nel giorno della festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali. Il 16 gennaio si festeggia il carnevale con una sfilata spontanea di suonatori di campanacci. Diverse squadre di portatori di campanacci percorrono le vie del paese al suono rumoroso dei campanacci. Quelli più lunghi sono detti di sesso maschile, mentre quelli più larghi di sesso femminile. La festa di antiche origini, legata al culto di Sant’Antonio Abate ha significato apotropaico e propiziatorio di sollievo dai malanni e di abbondanza dei raccolti. La chiusura del carnevale si celebra con il funerale e il lamento funebre del fantoccio bruciato in piazza.I portatori di campanaccio si radunano nel centro del paese per poi muoversi in corteo disordinato, agitando campanacci di ogni misura. I “maschi” sono quelli con la base piuttosto stretta e il battacchio lungo, visibile dall’esterno. I campanacci “femmina” invece, sono più tondeggianti, base larga e battacchio tutto interno. E’ facile immaginare il riferimento sessuale. Il suono prodotto durante la passeggiata in paese è assordante, ma piacevole. Tutti i portatori agitano ritmicamente lo strumento e nel paese si diffonde tanta allegria.
Come in tutte le manifestazioni del mondo agricolo-pastorale, con questi suoni si vogliono scacciare gli influssi maligni sul raccolto e sugli animali. Insomma, si vogliono propiziare i favori della natura nei confronti dei lavoratori del mondo agro-pastorale. Si spiega in questo contesto la presenza di spighe sui cappelli dei portatori, che a volte sono ricavati dai rivestimenti di vecchie damigiane. E nel giorno di inizio del carnevale si comincia anche ad ammazzare il maiale. Il tempo atmosferico è quello giusto: freddo secco sulla collina materana, ben adatto per far asciugare bene le salsicce e le soppressate. Si ammazza il maiale. La scusa è buona: al povero animale si vuole associare il simbolo del male: meglio ammazzarlo. Trasformato in salumi dal sapore accattivante ad opera di mani esperte, non è poi così cattivo. Anzi. E lo sanno bene i sammauresi e tutti coloro che nei giorni della festa vengono a prendervi parte.
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