Antonio De Lisa- Commando

Sono in quattro nella BMW. Li vedo arrivare da lontano a piazza Bovio, in un primo momento non ci avevo fatto caso, ma ora mi accorgo che stanno cantando a squarciagola.

Non realizzo subito la situazione.

Quattro ragazzoni, con qualcosa in mano, qualcosa che sembra un’arma, ma non un’arma giocattolo, proprio una vera arma, una specie di Kalashnikov, che cantano. Anche il guidatore canta. Lo vedo che scala la marcia nella prossimità del semaforo.

Perché sono così attirato dal loro sguardo? Una specie di calamita mi spinge a fissarli negli occhi, occhi cattivi, occhi di cocaina, occhi che si accingono a spegnere altri occhi.

I quattro cantano e sembra una canzone di Gigi D’Alessio, qualcosa filtra dalla BMW con i finestrini chiusi, sembra “Guaglione”. La musica dei neo-melodici si insinua in una situazione che sembra di guerra e probabilmente lo è.

Uno pensa che in simili circostanze la tattica è nascondersi, non mostrarsi. Ma questa sembra un’esibizione di forza e spavalderia, in una specie di epica cavalleresca.

I quattro cantano a squarciagola una canzone di Gigi D’Alessio imbracciando dei mitra. In pieno giorno, in pieno centro … chi sa’ comme va a ferni’…

Altri passanti si sono accorti di quei quattro nella BMW, ma sembrano non farci caso, o non vogliono farci caso, è pericoloso guardare negli occhi chi imbraccia un mitra, potresti essere un testimone e non è bello essere testimoni di un agguato, o di qualcosa che gli somiglia.

Le reazioni di chi vede negli occhi un assassino sono imprevedibili. Non vedi la mostruosità delle sue intenzioni, vedi la tremenda forza delle sue decisioni. Tremenda, diabolica, militare. Traspare dagli occhi con le pupille dilatate dalla polvere bianca. Per fare quello che stanno per fare non si deve pensare a niente, solo obbedire a certi ordini.

Il sudore imperla volti contratti dallo spasmo, uno di loro ha un crocefisso che spunta tra i peli del petto della camicia aperta. Fa molto caldo, un caldo grigio, da cielo basso, un caldo di morte … chi sa’ comme va a ferni’ … hanno solo 20 anni …

Il rosso del semaforo è eterno, ha paralizzato il tempo, lo ha immobilizzato in uno spasmo, in una smorfia. Il movimento dei passanti è rallentato, come in un acquario, uomini e donne respirano a fatica.

Nel cielo un elicottero della polizia sferruzza con le sue pale un cielo di latte. I quattro cantano, a squarciagola, passandosi sguardi di complicità, guapperia, sfida alla vita e alla morte.

Uno agita l’aria con la mano libera dal mitra, porta il tempo, batte sulla portiera come su una percussione, lo fa con cattiveria, di chi sta attraversando una soglia. Tu vuo’ suffri’, tu vuo’ murí , chi t”o fa fa. Il rosso del semaforo liquefa i colori tutti intorno. C’è solo quel rosso, l’ultimo ostacolo.

Quando senti la prima mitragliata è già un miracolo, vuol dire che non sei ancora morto. Non realizzi subito che è un attentato, nei luoghi affollati c’è sempre gran casino, vai avanti per un po’ come un imbambolato, fino a che non vedi cadere le persone come birilli.

Quel rivolo di sangue che ti scorre accanto al tacco di una scarpa non è tuo, ma è pur sempre un segnale allarmante. Dovresti correre o buttarti giù, non certo restare lì fermo a fissare il nulla accanto alla porta del cesso. Visto che sei lì, aprila quella porta.

Quando senti la seconda mitragliata, quella è la musica dell’inferno. Se la senti e hai ancora il tempo di pensare, vuol dire che hai appena ricevuto il secondo miracolo.

Questo è un giorno fortunato per te e non ha importanza dove sia la tua borsa, non ha nessuna fottutissima importanza. Ancora un po’ e cominciano a ululare tutte le sirene del regno, tutti i sistemi di allarme entrano in funzione contemporaneamente e tutti cambiano direzione.

E’ curioso come sia scivoloso il sangue, ci pattini sopra se non stai attento.

E’ davvero fastidioso lo spostamento d’aria provocato da una deflagrazione. I vetri non reggono e la gente salta per aria come in un videogioco. Poi saltano anche i pezzi di esseri umani.

Il fumo satura l’aria ed è veramente difficile respirare, è un peccato rovinare il fazzoletto profumato che hai nel taschino, ma forse è in questi momenti che bisogna bagnarlo e portarlo alle labbra come una mascherina.

Aspetta, chi è che te l’ha detto?

Non ha importanza, tu fallo e basta.

E’ curioso vedere per televisione quelle stesse immagini che stai vivendo dal vivo, oggi perbacco l’informazione è veramente in tempo reale.




Categorie:C20.03- NARRATIVA / Smarrimenti e altri racconti meridiani

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