PERSONAGGI
Carlo Gesualdo, Principe di Venosa
Ferdinando Sanseverino, conte di Saponara, suo cognato
Alchimista
Fucillo Micone, Servitore
Scipione Stella, Musico
Aurelia d’Errico, La strega del villaggio
Coro (da 1 a 5 elementi)
ATTO PRIMO
Scena prima
Gesualdo, Servitore
Il principe Carlo Gesualdo è steso su una specie di divano senza spalliera in posizione scomposta. Sembra che dorma anche se ogni tanto emette un lamento. Il servitore di fiducia entra e parla al principe. Il Principe di Venosa smania sudando e gemendo, mentre pronuncia parole incomprensibili.
SERVITORE (Entra nel buio di una stanza molto vissuta e in un disordine indescrivibile. Lenzuola e coperte sono sparse sul pavimento) Mi avete chiamato, Prence?
GESUALDO (mormorando, con un braccio penzoloni su cui si intravedono segni di lividi) uhm… non posso muovere il braccio …
SERVITORE (Premuroso) Quale braccio, questo? (Gli tocca il braccio) E’ tutto gonfio …
GESUALDO Mi fa male anche la schiena …
SERVITORE (Fra sé) Che disordine, vedo opera di strega… Farfariello lascia tracce inconfondibili, anche se non si sente odore di zolfo … il Maligno in vesti femminili …
GESUALDO (lamentandosi) Sei tu, Fucillo?
SERVITORE Il vostro umile servitore in persona e mi sembra che sia giunto giusto in tempo per darvi una mano ….
GESUALDO Ho dolore al capo …
SERVITORE Non siete messo bene, Prence. Vedo delle macchie di sangue sulla camicia.
GESUALDO (lamentandosi più forte) Sangue…
SERVITORE E’ il caso che vi faccia una bella medicazione, come l’altra volta.
GESUALDO Prendi quelle bende.
SERVITORE Con questo buio non vedo nulla.
GESUALDO Sono nel comò.
SERVITORE Ah sì! Bisogna bagnarle nella posca, Prence, con acqua e aceto.
GESUALDO Dovresti prendere un uovo dalla cucina.
SERVITORE Sì, l’albume è miracoloso per le ferite da escoriazioni… fatemi vedere, Prence, lasciate che vi tolga la camicia.
GESUALDO Sì, ma fai piano.
SERVITORE Il più piano che posso, Prence. (Accende il candelabro)
GESUALDO (lamentandosi) Uhm…
SERVITORE Fate un po’ vedere. (Gli toglie la camicia) E’ ancora peggio di quello che pensavo. Ci sono escoriazioni profonde, proprio al centro della schiena.
GESUALDO Mi fanno male tutte le ossa.
SERVITORE Anche le ossa?
GESUALDO Tutto.
Il servitore comincia a lavorare con l’impacco.
SERVITORE Se vi fa troppo male ditemelo, Prence.
GESUALDO Ho espiato parte dei miei peccati.
SERVITORE Quale? Con questa ferita?
GESUALDO Non scherzate per favore.
SERVITORE Non mi permetterei, Prence.
GESUALDO La sofferenza aiuta.
SERVITORE E’ come dite voi.
GESUALDO (Riprendendosi un po’)
Il gioco crudele delle giovani Parche
sembra indistinguibile dal caso:
tirano a sorte per decidere
chi deve vivere o morire?
O seguono un imprescruta-
bile disegno chiamato “destino”?
SERVITORE Come avete detto Prence? Non ho capito il senso. Chi sono queste Parche?
GESUALDO Fa nulla, lascia stare.
Il servitore continua ancora un po’ ad applicare le bende in silenzio e in silenzio lascia la stanza, mentre Gesualdo si assopisce.
Scena seconda
Gli stessi
Il Servitore entra nella stanza da cui adesso filtra la luce del giorno.
SERVITORE Prence, sveglia Prence! E’ mattina avanzata!
GESUALDO (mormorando) Uhm…
SERVITORE Spero di rimettervi di buon umore …
GESUALDO E come?
SERVITORE Ci sono delle novità importanti.
GESUALDO (Sbadigliando) Che novità?
SERVITORE Hanno appena portato le bozze dalla stamperia del castello. Il suo quinto libro di madrigali ha visto la luce!
GESUALDO Sono io che non vedo la luce…
SERVITORE Basta aprire le imposte, Prence!
GESUALDO Imposte? Che imposte?
SERVITORE La finestra
GESUALDO “Finestra”? (come se non capisse gli si sta dicendo)
SERVITORE Scommetto che morite dalla voglia di vederlo, Prence!
GESUALDO E’ andata via quella strega?
SERVITORE Non sono io ultimi dei suoi ultimi servi a dovervi dare dei consigli, ma penso che dovreste moderarvi, Prence… Le arti di quella donna potrebbero portarvi alla tomba.
GESUALDO Sì, tanto ho già pronto il sepolcro…
SERVITORE E poi, Prence, ci sono brutte notizie sui raccolti di quest’anno.
GESUALDO Quanto brutte?
SERVITORE Molto brutte… La primavera ha portato il gelo dopo il caldo ed è andato tutto in malora.
GESUALDO Non si è salvato nulla?
SERVITORE Poco e di cattiva qualità.
GESUALDO Fai venire il Maestro Alchimista.
SERVITORE Vado subito a chiamarlo (esce)
Scena terza
Gesualdo, Coro
Entra il coro, tutto vestito di bianco, disponendosi intorno al giaciglio del Principe di Venosa, come una lenta danza.
PRIMO CORIFEO Quando sei su nel paese delle ombre …
SECONDO CORIFEO … la sera ce l’hai già dentro e ti avvolge …
TERZO CORIFEO … con lievi fruscii e silenzi dorati: …
QUARTO CORIFEO … il sontuoso preludio della notte …
QUINTO CORIFEO … è avvolto in una nuvola di echi …
PRIMO CORIFEO … come uno sciame che vibra ai tuoi passi …
SECONDO CORIFEO … e scuote lo sciame dei tuoi pensieri …
TERZO CORIFEO … dalla loro distratta fissità …
QUARTO CORIFEO … sconvolgendone e mischiando le orme …
QUINTO CORIFEO … E’ la metamorfosi delle ombre.
Scena quarta
Gesualdo, Alchimista
Gesualdo nella sua camera si alza lentamente, sciacquandosi il viso in una bacinella e guardandosi assonnato in uno specchio.
GESUALDO Sto invecchiando… Non dovrei cullarmi in vani sacrifici e sprecare il mio tempo con musiche profane, che solleticano solo la mia vanità … dovrei intessere un rapporto più profondo con quello che veramente conta… sì, le nenie e i digiuni, le notti di espiazione, ma tutto questo è vano … penso di scrivere al mio venerabile zio Carlo Borromeo per chiedere consiglio … Ne reminiscaris Domine delicta nostra …. Non dimenticare i nostri peccati …
Bussa alla porta il Maestro Alchimista
GESUALDO Venite avanti Maestro
MAESTRO ALCHIMISTA Eccomi Prence. Ai vostri servigi
GESUALDO Che dice l’oroscopo di oggi, Maestro?
MAESTRO ALCHIMISTA Uhm…
GESUALDO Ci sono cattive notizie?
MAESTRO ALCHIMISTA Non proprio cattive… Però gli astri non sono favorevoli. Soprattutto Saturno.
GESUALDO Saturno…
MAESTRO ALCHIMISTA Il pianeta della malinconia…
GESUALDO Vi vedo stanco, avete passato anche voi la notte in bianco …
MAESTRO ALCHIMISTA L’intera notte su venerabili libri di sapienza, un Libro della santissima Trinità, una copia dell’Aurora consurgens, piena di magnifiche illustrazioni…
GESUALDO Mi piacerebbe capirci un po’ di più …
MAESTRO ALCHIMISTA Avrò tempo e agio di spiegarvelo, Prence …
GESUALDO Che cosa cercano gli alchimisti, in fin dei conti?
MAESTRO ALCHIMISTA In base ad antiche concezioni, prima orientali, poi greche, arabe ed ebraiche, religione alla quale mi onoro di appartenere, c’è una generale corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo… Tutta la realtà è impregnata di vita, in un continuo gioco di attrazione e opposizione. Ci sono molteplici affinità e opposizioni tra cielo e terra: il cielo detemina quello che succede sulla terra, quest’ultima ci fa capire la natura metafisica del cosmo.
GESUALDO Ho grande interesse per questa materia, ma temo di non essere capace di cogliere gli arcani profondi …
MAESTRO ALCHIMISTA Ci vuole soprattutto molto tempo …
GESUALDO (Riscuotendosi) Ma mi stavate parlando di un oroscopo
MAESTRO ALCHIMISTA Racconta di strani presagi.
GESUALDO Presagi…
MAESTRO ALCHIMISTA Si avvicina un lutto nel palazzo, Prence…
GESUALDO Di chi? Non nascondermi il mistero delle stelle.
MAESTRO ALCHIMISTA Non riesco a vederlo, Prence… Stanotte l’ho sognato, ma solo di spalle, abbracciava quel tale del villaggio che è morto da poco.
GESUALDO La Chiesa impone di non credere ai sogni premonitori.
MAESTRO ALCHIMISTA La Chiesa dice tante cose… il sogno mi mostrava un rivolo di sangue che scorreva da un mestolo posato su un tavolo simile a quello che avete nella camera da letto, accanto alla finestra …
GESUALDO Sono io quindi la vittima?
MAESTRO ALCHIMISTA Non ho potuto vedere, il sogno si è confuso. Gli antichi greci dicevano che i sogni rivelano le malattie, io vedo le malattie degli altri, per virtù naturale, la mia cara madre vedeva le stesse cose, me lo ha trasmesso lei… io non ho fatto altro che approfondire gli studi, su libri di vecchi maestri ebrei ed arabi, veri pozzi di scienza… (Esce)
Scena quinta
Gesualdo, Servitore
Rientra il Servitore a cui Gesualdo dà minuziose indicazioni per il banchetto di accoglienza del cognato Ferdinando.
SERVITORE Prence, sono qui per ricevere le disposizioni per il banchetto.
GESUALDO (Si rianima) Ah sì! Il banchetto! Vi siete procurato le provviste di cui vi parlavo?
SERVITORE Se non mi dite cosa serve, non posso accontentarvi … Come debbono essere i servizi, semplici o elaborati?
GESUALDO Elaborati! Durante tutto il banchetto si debbono alternare i servi di carne e pesce con quello dei dolci. Fate portare a tavola coppe di zucchero, che farà un dolce contrappunto con la salagione naturale degli alimenti…
SERVITORE Sì, fin qui ci siamo, se non ci mette lo zampino il Parasacco, che l’altra volta ci ha fatto marcire la carne. E prima dei servizi?
GESUALDO Come prima cosa… Cominciamo con pastelli, prosciutti e salsicce.
SERVITORE Cominciamo bene, Prence.
GESUALDO Poi, potete far servire le minestre.
SERVITORE Bene, le minestre. Ma devo mutare il mio abito, Prence?
GESUALDO Naturalmente. Anche i famigli del palazzo devono comparire in vestiti di seta.
SERVITORE Poi?
GESUALDO Poi potete far servire fagiani e pavoni e altra selvaggina da piuma e da pelo che abbiamo in dispensa. Dovrebbe essere rimasto qualcosa dall’ultima caccia …
SERVITORE So che vostro cognato è un buongustaio.
GESUALDO Vero. E ci procureremo altra selvaggina nei prossimi giorni.
SERVITORE E come lo concludiamo questo banchetto?
GESUALDO Con frutti, confetti e confetture e anche anici e semi di coriandolo conditi con zucchero.
SERVITORE E le bevande, Prence?
GESUALDO Non può mancare il vino dei Sanseverino.
SERVITORE Dovremmo avere ancora delle bottiglie in cantina. Vado a controllare. (esce)
Scena sesta
Gesualdo, Ferdinando
Si odono squilli di tromba nel cortile. Sta arrivando tra una folta schiera di servitori il cognato del Principe di Venosa, Ferdinando Sanseverino, Conte di Saponara.Viene da Napoli, dove è incaricato della custodia e manutenzione del palazzo di famiglia nel pieno centro della capitale del regno.
FERDINANDO Vi trovo bene, caro cognato, solo un po’ pallido.
GESUALDO Ho passato una notte piuttosto agitata. I pensieri mi tormentano e mi tengono sveglio sotto la loro sferza.
FERDINANDO Acqua passata, Carlo. Non ci pensate più.
GESUALDO Che dicono nella capitale, Ferdinando?
FERDINANDO Si mormora, Carlo… A Napoli si mormora sempre. Su tutto. Su tutti. Voi siete in cima alla lista.
GESUALDO Proprio in cima? Un disonore per la famiglia…
FERDINANDO La vostra famiglia è troppo importante per essere insozzata.
GESUALDO Non fosse così sarei già morto.
FERDINANDO Sì… Si narra che Maria vaghi di notte intorno al castello alla ricerca del Principe.
GESUALDO Del suo Principe o del Duca, Ferdinando?
FERDINANDO Io penso del suo Principe: Carlo Gesualdo da Venosa.
GESUALDO Poteva anche pensarci prima.
FERDINANDO Gli errori si fanno, forse l’ha pagata un po’ troppo duramente, Carlo.
GESUALDO A volte lo penso anche io.
FERDINANDO Dovreste distinguere l’atteggiamento di un principe legato all’onore, da quello di un uomo legato a sua moglie.
GESUALDO Si può vivere questa scissione tremenda?
FERDINANDO Dovreste chiedere perdono alla Santa Madre Chiesa.
GESUALDO Sto per farlo. Ma non sono ancora pronto, non mi sento del tutto sincero.
FERDINANDO Questo si vede nella scissione della vostra musica.
GESUALDO Scissione?
FERDINANDO Sì, una dolce melodia guastata dalla dissonanza.
GESUALDO Non è così la vita in generale?
FERDINANDO Forse la vostra in particolare…
GESUALDO Sì, la mia.
FERDINANDO Ho sentito che è uscito il vostro libro di Madrigali. Quando ci farete sentire qualcosa?
GESUALDO Trovate dissonante la mia musica e volete sentirla?
FERDINANDO Sì, preferisco la vostra musica alla obliosa dolcezza di un’armonia troppo piena.
GESUALDO Ho fatto preparare le vostre stanze. Ora permettetemi di congedarmi.
FERDINANDO (Guardando dalla finestra) Chi è quella donna che vi ronza sempre intorno?
GESUALDO E’ la donna del male…
FERDINANDO Una donna del male o una donna del vostro male?
GESUALDO Dipende da come la si guarda… Andate ora ora. Vi farò chiamare quando è pronto il banchetto.
Scena settima
Gli stessi
Gesualdo e Ferdinando sono seduti ai lati opposti di un lungo tavolo.
GESUALDO Vi prego di dare inizio al banchetto.
FERDINANDO Col vostro permesso.
GESUALDO Non mi chiedevate il permesso nel palazzo di Napoli quando davamo avvio a feste e ricevimenti.
FERDINANDO MA qui è diverso, qui siamo a casa vostra.
GESUALDO Non vi ho chiesto ancora di mia sorella.
FERDINANDO Sta bene ma è in grande pena per voi. Vi manda i suoi rispettosi saluti.
GESUALDO (Rievocando) Mi mancano i giorni felici del palazzo di città, quando la vita sembrava scorrere con leggerezza nel turbine della vita cittadina.
FERDINANDO Quello che vi manca di più penso sia la musica.
GESUALDO Non la musica, i musicisti … musicisti capaci di accompagnarmi in perigliose armonie.
FERDINANDO Nella pace di questi boschi si può però trovare l’ispirazione…
GESUALDO Questi boschi sono buoni solo per andarvi a caccia…
FERDINANDO (Ride) Sono qui per questo …
GESUALDO Dovrete riposare bene questa notte perché grandi saranno le fatiche di domani.
Escono
ATTO SECONDO
Scena prima
Gesualdo, Ferdinando
La scena cambia completamente. Il Principe è in sella a un cavallo a dondolo, circondato da Ferdinando (anch’egli su un cavallo a dondolo) e dai suoi cavalieri, mascherati da cavalieri medievali, rigidi e impettiti.
FERDINANDO Si dia inizio alla caccia!
I servitori fanno correre sulla scena una lepre-giocattolo, con un meccanismo che la fa muovere da sola. Si odono i suoni di corno da caccia e l’abbaiare dei cani.
FERDINANDO Cugino, aspettate che la lepre si nasconda nel bosco e poi partite all’inseguimento.
GESUALDO Devo proprio? Io lo conosco questo bosco, fin troppo bene.
FERDINANDO Il bosco degli Astroni. Non vorreste fare una brutta figura davanti ai vostri cavalieri …
GESUALDO Brutta figura … Non porta bene questo bosco. Già una volta non ci sono entrato, eppure ne sono uscito.
FERDINANDO Vedo che vi piace dirmi cose facete, sarà per la dolcezza dell’aria.
GESUALDO Trovate che quest’aria sia dolce?
FERDINANDO Non solo, anche profumata. E’ decisamente bello, qui.
GESUALDO Oh, sì, ci sono rovi, grovigli e forre.
FERDINANDO Per ora vedo erbette, fiori e alberi muschiosi.
Gesualdo cambia all’improvviso atteggiamento, agitandosi sul cavallo e dando la sensazione di volersi gettare all’inseguimento di qualcosa.
La scena si movimenta con un rapido susseguirsi di movimenti di comparse
FERDINANDO Attento, cognato … se vi buttate in avanti con tanta foga rischiate di cadere
Scena seconda
Gli stessi, più il Coro
PRIMO CORIFEO Il Prence si lancia all’inseguimento con troppa foga
SECONDO CORIFEO E’ come se volesse colpire un’immagine che proviene dalla sua mente.
TERZO CORIFEO Il Duca d’Andria.
QUARTO CORIFEO I dolori del passato.
QUINTO CORIFEO L’angoscia del presente.
Scena terza
Gesualdo, Ferdinando
I rumori della caccia si fanno sempre più assordanti. Il Principe alza più volte le mani al cielo come se volesse invocare un’oscura divinità.
FERDINANDO Carlo, calmatevi, vi state facendo prendere da troppa furia …
GESUALDO (Che non sembra capire l’avvertimento del cognato) Questi luoghi sono infausti …
FERDINANDO Ma se fino a un momento fa procedevamo calmi e tranquilli…
Gesualdo apre la bocca per gridare, ma senza suono, restando come congelato dal terrore.
FERDINANDO Carlo, mi fate paura!
GESUALDO Ridatemi la vita, mostri infernali …
FERDINANDO Carlo, calmatevi, mi state preoccupando.
GESUALDO Ridatemi la quiete e l’oblio del sonno
Si inoltrano sempre più in profondità nella nebbia del bosco.
FERDINANDO Cognato, non riesco quasi più a vedervi!
GESUALDO Ti dicono una parola
e diventa un boato, i sussurri
più tenui vorticano di suoni.
FERDINANDO Cavalieri, seguitelo! Più avanti c’è una forra pericolosa. Qualcuno dice che lì si aggirino i fantasmi.
GESUALDO Nel deserto di ghiaccio
scricchiolano lusinghe
e gemiti; cristalline
escrescenze lunari
si affilano nelle carni
appuntite e sonore ma calme.
FERDINANDO Quello è il luogo del sabba, della cavalcata demoniaca delle streghe. Raggiungete il Principe, quello è un luogo maledetto.
GESUALDO L’impassibile notte
cela lo sguardo, ferma
i gelidi passi
nello stupore incantato
che muta con lo sguardo.
Il cielo non dà segnali.
FERDINANDO Sta precipitando! Lo abbiamo quasi perso, è troppo avanti.
Fabrizio e gli altri cavalieri scompaiono dalla vista
GESUALDO Il cielo non dà segnali!
Scena quarta
Gesualdo, Strega, poi Ferdinando
Compare la Strega del Villaggio
STREGA Fermo!
Gesualdo si ferma troppo bruscamente, cadendo da cavallo
STREGA Fermo Prence, o perderai anche l’anima.
La strega scompare, mentre ricompaiono Ferdinando con i Cavalieri, che prelevano pietosamente il Principe e lo portano via.
ATTO TERZO
Scena prima
Coro
PRIMO CORIFEO Mi godo la sospensione …
SECONDO CORIFEO … di un’ora senza minuti …
TERZO CORIFEO … nel non-tempo …
QUARTO CORIFEO … di un mondo parallelo.
QUINTO CORIFEO Un’apnea dei pensieri …
PRIMO CORIFEO … dove non fa freddo né caldo …
SECONDO CORIFEO … dove non si è tristi …
TERZO CORIFEO … né allegri.
QUARTO CORIFEO E latita la dannazione …
QUINTO CORIFEO … dei desideri.
Scena seconda
Gesualdo, Musico
Il Principe dopo la caduta da cavallo è convalescente. Lo ritroviamo nella sua camera, con il braccio fasciato, dolente, dolorante.
GESUALDO (Parlando da solo)
Il ritmo lento dell’attesa
scandisce pulsazioni sincopate
lì, nella parte sinistra della testa.
E’ l’ostinato dolore
che pullula di eventi insospettati.
Il musico di corte entra nella stanza di Gesualdo, portando con sé le musiche del Principe.
MUSICO Eccomi a voi, Prence.
GESUALDO Avete seguito correttamente l’accompagnamento al cembalo?
MUSICO Piuttosto complicato, Prence, non c’è divina armonia. Il contra punctus è faticoso. La musica non scivola naturalmente sotto le dita.
GESUALDO La musica non deve scivolare sotto le dita.
MUSICO Ma in questo modo chi ascolta si smarrisce.
GESUALDO Si è smarrito anche chi ha composto.
Scena terza
Gesualdo, Musico, Alchimista, Ferdinando
Nell’anticamera entra Ferdinando accompagnato dall’Alchimista, che svolge anche funzioni di cerusico
ALCHIMISTA Mi sembra proprio che non sia un dolore fisico.
FERDINANDO Ma è caduto da cavallo!
ALCHIMISTA Non è la caduta. Ha forti dolori al braccio, ma non ha battuto la testa. Vaneggia per altro. Racconta di strane apparizioni al margine della forra. Di visioni contrarie al suo spirito religioso.
FERDINANDO Io non ho visto nessuno e avrei dubbi sul suo spirito religioso, anche se ha più volte chiesto che gli venisse concesso il perdono in Chiesa.
ALCHIMISTA Ah sì, il perdono. Potrebbe alleviare i dolori dello spirito. Rassicurarlo sulla sua vita futura. Ma la sua musica racconta un’altra storia.
GESUALDO (Nella stanza)
Un tappeto di nervi in fiamme
un mare di fiammelle
che guizzano caotiche ma a tempo.
FERDINANDO Ha scritto anche musica sacra… forse non con lo stesso ardore
ALCHIMISTA Mi piacerebbe sentire la vera storia di ciò che è successo a Napoli. Qui si sentono storie diverse. Chi lo difende, chi lo accusa. Forse un Principe non poteva fare diversamente… ma il sangue pesa. Se conoscessi la verità, forse potrei aiutarlo con qualche operazione alchemica.
FERDINANDO La verità probabilemente la sa solo lui. Lui e il servitore che gli ha porto il pugnale.
GESUALDO (Mormorando tra sè)
Ma questa è opera di magia
magia di rito vespertino:
tutti i giorni alla stessa ora
come un orologiaio indispettito.
Nell’anticamera
FERDINANDO Non so se vi piacerà ascoltare quello che dico… questo strano racconto. Come saprete il Principe era convolato a nozze con la sua bellissima cugina, Maria D’Avalos, che uno strano destino aveva portato a incontrare il Duca D’Andria… quello sciagurato. Era scoppiato l’amore tra i due, illecito. Macchiato dal tradimento. Fino a congiungersi nel letto di lei, nel Palazzo San Severo, accanto alla camera del Principe.
Nella stanza
GESUALDO Io ho conosciuto molti musici. Con loro ho conversato a lungo di musica. Devo dire che mi hanno anche insegnato molte cose. Come Pomponio Nenna, che stimo. Ma sono musici di scuola, io potevo permettermi di fare di testa mia. Non si può dire a un principe che non capisce di musica. Lo si può solo pensare.
MUSICO Siamo tutti musici di scuola, molti di noi hanno fatto questa carriera per non chiedere l’elemosina nella polvere delle strade. Molti di noi sono rimasti senza genitori in tenera età, esposti sui gradoni delle chiese. O portati in orfanatrofio. E’ proprio nei quattro orfanatrofi di Napoli che per vincere l’ozio hanno fatto studiare musica ai bambini dopo avergli tagliato i capelli a zero. E qualche volta anche le palle. Ma da lì è nata la grande scuola napoletana.
GESUALDO In quelle scuole però non si studia veramente il madrigale, quello di Marenzio, quello che viene dal nord. Si studiano le maniere del madrigale, seguendo i trattati di retorica.
Nell’anticamera
ALCHIMISTA Queste sono notizie note. Quello che mi interessa è il mistero che questo comporta. Non l’atteggiamento del Vicerè. Non quello dei familiari delle vittime. Ma l’effetto che ha avuto sullo spirito del Principe. Cosa è successo veramente in quel Palazzo?
FERDINANDO Quello che è successo veramente lo hanno potuto vedere anche i napoletani, osservando i corpi martoriati penzolanti dalla finestra. Fino alla putrefazione.
ALCHIMISTA (coprendosi la bocca con disgusto) Storia terribile. Allora è proprio vero quello che si racconta.
Scena Quarta
Gli stessi.
MUSICO Prence, vogliamo suonare qualcosa?
GESUALDO Sì, finalmente. Così mettiamo nel corso giusto la giornata (pregustando l’esecuzione delle sue musiche)
Alchimista e Ferdinando entrano nella stanza, dove si trovano Gesualdo e il Musico.
GESUALDO Ah, ecco i nostri ospiti (Infastidito dalla presenza degli ospiti). Volete suonare davanti a loro?
MUSICO Perché no.
GESUALDO Far sentire a loro i nostri acerbi tentativi?
ALCHIMISTA Prence, è appena uscito il vostro quinto libro di madrigali, non mi sembra una musica tanto acerba! Anzi, leggo in essa arcani segnali dell’alchimia, di cui sono cultore fin troppo modesto, e non alla vostra altezza.
GESUALDO Altezza! Come alchimista valgo ben poco. Anche se è un’arte che mi intriga. E’ vero c’è dell’alchimia in questo libro. Ma è un’alchimia da amatori, si parte dal nero per raggiungere il rosso e il bianco della liberazione.
ALCHIMISTA Vedete, signori (rivolgendosi agli altri due), come il Principe è addentro all’Arte misteriosa.
FERDINANDO Quindi l’avete raggiunta la liberazione, mio caro parente.
GESUALDO (divagando)
I colori hanno un’apparenza
svagata e insincera
nella zona di confine
tra il giorno e la sera
e i suoni tendono al grave
ma senza intenzione
per forza naturale.
FERDINANDO (Perplesso) Ebbene, non avevate promesso di farci sentire questa musica?
Gesualdo, innervosito perchè non vuole far sentire la nuova musica agli ospiti, si alza con fatica dal letto bloccando l’Alchimista che aveva fatto segno di volerlo fermare per proteggerlo da un nuovo incidente.
GESUALDO (Si avvicina lentamente al clavicembalo e pesta i tasti del clavicembalo con furia incontrollata, sortendone un agglomerato di suoni che diventano rumore) Gradite questa musica, signori?
Ferdinando e l’Alchimista si guardano perplessi, mentre il Musico si avvicina amorevolmente al clavicembalo come a volerlo proteggere.
MUSICO Prence, no! Che fate? Perché?
FERDINANDO Vedo che non siamo molto graditi in questo momento, è bene togliere il disturbo.
Scena Quinta
Gesualdo, Musico, Ferdinando.
Ferdinando e l’Alchimista escono. Dalla porta spalancata entra impetuosa una folata di vento, che fa turbinare i fogli di musica in tutta la stanza. Il Musico, imbarazzato, cerca di raccogliere i fogli sparsi sul pavimento.
GESUALDO Credete forse che si possa mettere a nudo la propria musica davanti a chiunque? Voi vi confessereste forse in pubblico? Non so nemmeno se avrei qualcosa da confessare. Non sono che io che scrivo questa musica, è lei che si lascia scrivere. Credete forse di poter dare in pasto a chiunque, a un estraneo, della musica che so già che non sarebbe apprezzata, nè tantomeno capita. Credete che ci debba essere tutto questo spazio tra le note? Io le avvicino, cerco di infilarmi in quel piccolo spazio, che voi mi direte “dissonante”. Mi accusate di non seguire le regole della divina “armonia”. Anche quando provo sul liuto questa melodia che discende, che sanguina, che sembra voler raggiungere precocemente le propaggini dell’inferno, sento di allontanarmi dal mondo consueto, come un navigante che vede allontanarsi la costa, senza sapere se tornerà. Come musico sento quasi un morso di rimprovero verso me stesso, a costringere quei poveri cantori di camera a provare e riprovare un’armonia che sfugge, che è serpentina, senza un punto fisso. Dall’altro lato, come ho detto, questa musica non l’ho scritta io. Si è scritta. L’ho pensata cavalcando furiosamente nel Bosco degli Astroni, lungo le sue forre maledette, nel baluginio degli occhi di streghe notturne, mentre sfioravo il pugnale non ancora sanguinante che premeva sul mio fianco. (Calmandosi) Come posso mettere a nudo tutto questo, non credete? Come un cagnolino ammaestrato, scacciato dall’aia, ricoperto dai morsi della calunnia, della maldicenza, dalle accuse degli altri. Amavo Napoli, amo Napoli, come amavo ciò che lì ho brutalmente abbandonato.
Ferdinando torna sui suoi passi, ma fermandosi nell’anticamera, dove ha modo di ascoltare i discorsi del cognato.
GESUALDO Come può essere tranquilla e ammaestrata una musica che viene da questi incubi? Come si può chiedere a un poeta come il mio amato Tasso di essere diversamente da come è? Qualcuno trova che sulle dolci coste della Campania non possa esserci altro che pace e tranquillità. Ma Tasso a Sorrento e io nei boschi pieni di lupi dell’Irpinia stiamo raccontando al mondo un’altra storia.
Ferdinando è sorpreso dalle parole di lode nei confronti del Tasso. Evidentemente il Principe non sa che il poeta ha dedicato quattro sonetti alla tragica fine dei due amanti.
MUSICO Prence…
GESUALDO Ma ditemi, cosa pensano davvero a Napoli di questa musica?
MUSICO Uhm…
GESUALDO Non abbiate timore…
MUSICO Pensano che i boschi dell’Irpinia non vi stiano facendo bene. Che vi siete inselvatichito.
GESUALDO In fondo anche questo è un complimento.
MUSICO Ma voi non avete bisogno di complimenti. La vostra musica sta girando in tutta Europa. Altrove sono molto più curiosi di qui.
GESUALDO Bah, penso che Luca Marenzio o Monteverdi siano molto più conosciuti di me. Ma non me ne curo.
MUSICO Prence, forse è meglio che vada.
GESUALDO Va bene. Torna domani, alloggerete nel castello per un po’, come mi avevate chiesto. Devo riposare adesso.
MUSICO Con permesso.
(Il Musico esce)
Scena sesta
Gesualdo, Ferdinando
Entra Ferdinando.
FERDINANDO Ho ascoltato per caso le lodi al vostro amico poeta.
GESUALDO Quale poeta
FERDINANDO Torquato Tasso
GESUALDO Sommo, sommo poeta. Nel mio primo libro di madrigali ho attinto ampiamente alla sua sapienza.
FERDINANDO Fareste bene a non attingere altro da lui.
GESUALDO Perché mai?
FERDINANDO A Napoli si mormora di certo sonetti …
GESUALDO Sonetti?
FERDINANDO Sonetti sopra la tragica storia di due amanti uccisi…
GESUALDO Ma non è possibile…
FERDINANDO Chiedete al vostro Musico e vi dirà.
GESUALDO Quale ingrato … si è nutrito al nostro desco per anni … siete sicuro di quello che dite?
FERDINANDO Sicurissimo …
GESUALDO Mi mandate per cortesia il Musico, ditegli che voglio parlargli …
FERDINANDO Ma non vi agitate più del necessario, cognato, rischia di farvi male ai nervi …
GESUALDO (Terreo) Volete farmi la cortesia di far venire il Musico?
FERDINANDO Come volete (Esce).
Scena settima
Gesualdo, Musico, Coro
Il musico rientra nella camera del Principe dopo essere stato richiamato.
MUSICO Prence, mi avete fatto richiamare?
GESUALDO E’ da qualche tempo che mi è giunta voce di un sonetto del Tasso dedicato ai due … amanti …
MUSICO Sì, cioè …
GESUALDO Eravate a conoscenza di questo infame soggetto e non mi avete detto niente …
MUSICO Ecco, Prence …
GESUALDO Vi devo allora annoverare nella schiera dei nemici …
MUSICO Non sono un vostro nemico, Prence, ma un umile servitore …
GESUALDO Un umile traditore …
MUSICO SI dice, si mormora ….
GESUALDO Fate il piacere di mormorare anche a me …
MUSICO Ma non ce li ho qui con me …
GESUALDO Tanto, li avete appresi a memoria …
CORIFEO
Alme leggiadre a maraviglia, e belle
che soffriste morendo aspro martiro
se morte, amor, fortuna, il Ciel v’uniro
nulla più vi divide, e più vi svelle;
Ma, quai raggi congiunti, o pur facelle,
d’immortale splendor nel terzo giro;
già fiammeggiate; e del gentil desiro,
son più lucenti le serene stelle.
Anzi è di vostra colpa il Cielo adorno,
(se pu è colpa in duo cortesi amanti)
fatto più bello all’amoroso scorno.
Chi biasma il vostro error ne’ tristi pianti,
incolpi il Sol, che ne condusse il giorno,
ch’in tal guisa fallir le stelle erranti.
Gesualdo resta per lunghi tratti pensieroso. Si sposta verso la finestra, poi torna al centro della stanza.
GESUALDO E ha un titolo questo sonetto?
MUSICO “In morte di due nobilissimi amanti”.
GESUALDO Nobilissimi?
Gesualdo di nuovo si dirige verso la finestra, poi al centro della stanza.
GESUALDO La bellezza è pari al martiro che questi versi mi infliggono.
MUSICO Prence, col vostro permesso io vorrei ritirarmi.
GESUALDO Voi potete, io non posso più ritirarmi dallo scherno del mondo.
ATTO QUARTO
Scena Prima
Gesualdo, Strega
Il Principe esce nel cuore della notte, dirigendosi verso la sua camera, riscaldata da un gran fuoco. Si guarda intorno con una punta di preoccupazione. Si siede pensieroso accanto alla finestra, sfiorando i tasti del clavicembalo, da cui provengono le note del suo sesto libro che sta scrivendo. Intona un motivo a voce, “Moro, lasso, al mio duolo“. Si ferma e poi riprende il motivo, accompagnandosi questa volta con alcune note dal clavicembalo. Ogni tanto cerca di intuire dalla finestra l’arrivo della persona che sta evidentemente aspettando. Riprende a suonare, senza accorgersi dell’arrivo di una donna misteriosa alle sue spalle. E’ la Strega del Villaggio, cui è legato da un legame infausto.
STREGA (con accento accattivante) Prence, è l’ora.
GESUALDO (sobbalzando e voltandosi lentamente verso l’ospite) E’ tutto il giorno che aspetto quest’ora.
STREGA E’ tutto il giorno che mi preparo a quest’ora.
GESUALDO Per essere una strega sei particolarmente elegante stasera.
STREGA Le due cose non sono incompatibili.
GESUALDO Che cosa porti in quelle boccette che hai sempre con te?
STREGA Sono pozioni. Diverse pozioni. Per il bene e per il male, e per necessità diverse. (civettuola) Volete forse far innamorare qualcuna?
GESUALDO Pensi che ci sia qualcuno alla mia altezza?
STREGA No, non c’è nessuno alla vostra altezza. (Si avvicina ancora di più al principe)
GESUALDO Ma che mi hai fatto in tutti questi anni per tenermi legato a te, Aurelia?
STREGA Ho usato i miei filtri!
GESUALDO Filtri d’amore o di morte?
Mentre parlano, la strega raccoglie la frusta, dove sa che è nascosta. Ne accarezza i cordoli con la mano sinistra, mentre con la destra la fa ruotare.
GESUALDO (Cominciando a togliersi la camicia) Stanotte dovrai colpire forte.
STREGA Più forte del solito?
GESUALDO Molto più forte.
STREGA Fino a morirne? Potevo farlo già quella notte nella foresta degli Astroni. Bastava lasciarvi cadere nella forra. Ma sarebbe stata una morte ingloriosa.
GESUALDO Eri tu, quindi, nella foresta.
STREGA Di ritorno da un sabba sotto il noce di Benevento.
GESUALDO Terra stregata, malvagia. Piena di lupi e donne perverse. Come te.
STREGA E’ antica questa fama. Io non conosco la storia, ma qualcuno dice che deriva da antichi rituali longobardi:
“Unguento unguento
portami al noce di Benevento
sopra l’acqua e sopra il vento
e sopra ogni altro maltempo”
GESUALDO Vorrei vederlo anche io il noce di Benevento.
STREGA Volete far parte di noi jànare?
GESUALDO Anche la musica ha qualcosa di stregonesco, come diceva sempre il mio venerabile padre, che per fuggirne le arti mi affidava alla scuola dei gesuiti.
STREGA Voi siete un uomo colto, Principe. Venite da Napoli. Avete studiato. Qui viviamo ancora come al tempo dei longobardi. Immersi nei boschi, coperti di foglie, familiari con gli animali, vicini al regno delle tenebre.
GESUALDO E’ il regno di mezzo, lontano dalle sponde ridenti della baia napoletana. Mi sono abituato a fatica, ma ora mi dispiacerebbe andarmene.
A queste parole la strega ha un moto di stizza., come a presagire una prossima partenza.
STREGA (accarezzando lo scudiscio) Venite, Principe, avviciniamoci al letto
GESUALDO Non questa volta, Aurelia. Avrei una notizia per te.
STREGA Se è per quello che penso è una notizia che mi ucciderà, ma potrebbe anche uccidere voi.
GESUALDO Che cos’è che pensi?
STREGA Quello che si mormora in paese
GESUALDO E che cosa si mormora in paese?
STREGA Di una vostra partenza.
GESUALDO Partenza?
STREGA Di un vostro addio.
GESUALDO Nessuno sa se è un vero addio. Colpisci Aurelia, colpisci adesso. (piegandosi in avanti)
La strega lo colpisce violentemente e il Principe emette un gemito.
STREGA (alzando il braccio con lo scudiscio) Ho qualcosa di meglio per voi, stasera.
GESUALDO Meglio di questo?
La strega lo colpisce ancora.
STREGA Molto meglio.
GESUALDO (mormorando, con fare sofferente) Che cosa c’è di meglio?
STREGA Dovreste ringraziarmi per procurare la vostra espiazione. Perchè di questo si tratta, non è vero?
GESUALDO Che cosa dovrei espiare?
STREGA Un duplice, orribile delitto.
GESUALDO Ma che cosa sai tu di queste cose?
La strega lo colpisce ancora, fino a farlo quasi svenire.
Scena Seconda
Strega, Servitore
La strega si precipita fuori dalla stanza per avvertire il servirore che sonnecchia nell’anticamera.
STREGA (Con l’evidente proposito di procurarsi la complicitè del servitore) Venite, il Principe si sente male.
SERVITORE Oh mio Dio.
STREGA E’ svenuto. Respira a fatica.
SERVITORE Bisogna dargli qualcosa, la solita pozione.
STREGA Ce l’ho qui con me. Questa è più efficace.
La strega e il servitore fanno bere al Principe la pozione magica.
SERVITORE Questo senz’altro gli farà bene, come tutte le altre volte.
STREGA Dovrà rimanere a riposo tutto il giorno e la notte seguente, perché faccia effetto il medicamento. Non lasciate entrare nessuno in questa stanza.
La strega e il servitore escono.
Scenza terza
Alchimista, Servitore.
L’Alchimista si precipita in camera in preda a una grave preoccupazione. Ha sognato di nuovo la scena di morte, ma questa volta ha riconosciuto il volto del principe.
ALCHIMISTA Prence! (Bussando alla porta chiusa della stanza)
Il principe non risponde. L’alchimista si accorge che è stata versata accidentalmente qualche goccia della pozione magica, di un colore rosso intenso. Capisce, in base all’esperienza di altri casi del genere, che la strega Aurelia d’Errico ha tentato di ucciderlo, avvelenandolo col suo stesso sangue.
ALCHIMISTA Aiuto, qualcuno apra questa porta!
Il servitore accorre allarmato dalle grida.
SERVITORE Che c’è Maestro, che succede?
ALCHIMISTA Aurelia ha tentato di uccidere il Principe!
SERVITORE Come fate a dirlo?
ALCHIMISTA Vedi queste gocce? Appartengono a una pozione mortale.
SERVITORE Ah ora capisco… le boccette di Aurelia.
ALCHIMISTA Maledetta strega!
SERVITORE Ma come fate ad esserne sicuro? Lei mi ha detto che erano un rimedio per salvarlo!
ALCHIMISTA (Sempre più agitato) Il sogno! L’ho sognato! Ho sognato tutto questo. Ho sognato che il Principe partiva per Ferrara e la strega per vendetta lo avvelenava.
SERVITORE E’ quello che sta succedendo! Entriamo Maestro.
Scena quarta
Gesualdo, Alchimista
Il Principe è in fin di vita. L’Alchimista con alcune sostanze riesce a riportarlo alla coscienza.
GESUALDO (Con un filo di voce) Dove sono, che succede?
ALCHIMISTA Non vi preoccupate, Prence. Vi state rimettendo.
GESUALDO Vedo il bosco.
ALCHIMISTA Quale bosco?
GESUALDO Il bosco degli Astroni. Tagliate quel bosco. Abbattete tutti gli alberi. Non lo voglio più vedere. Bruciate le streghe che si riuniscono nelle sue forre.
ALCHIMISTA Come volete, Prence, darò l’ordine.
Scena quinta
Gesualdo, Ferdinando
Entra precipitosamente Ferdinando, che si inginocchia al capezzale del Principe.
FERDINANDO Che cosa mi tocca vedere!
GESUALDO Ah, siete voi.
FERDINANDO Più volte vi ho messo in guardia da quella strega.
GESUALDO Lo so, ma voi non conoscete la solitudine. Vivete a Napoli, tra corti, balli e belle donne.
FERDINANDO Vita dispendiosa.
GESUALDO Ma allegra. Nella solitudine di questi boschi sono solo con me stesso. I miei turbamenti, le notti trascorse toccando il liuto.
FERDINANDO Dovremmo accelerare le pratiche per il tuo ritorno.
GESUALDO Sono pratiche politiche.
FERDINANDO Politiche come tante altre cose.
GESUALDO Dovreste farmi un favore, sorvegliare che abbattano quel bosco maledetto.
FERDINANDO Gli Astroni.
GESUALDO Sì.
FERDINANDO Ma perché?
GESUALDO E’ abitato da strane creature.
FERDINANDO Parlate delle streghe?
GESUALDO Non solo delle streghe. Fantasmi.
FERDINANDO Forse i vostri fantasmi?
GESUALDO Anche. Orrori, creature notturne.
ATTO QUINTO
Scena Prima
Gesualdo, Servitore
SERVITORE (Bussa timidamente alla porta) Prence …
GESUALDO (Stravolto dalla notte insonne) Sì?
SERVITORE E’ pronta la carrozza …
GESUALDO La carrozza?
SERVITORE La strada è lunga per Ferrara …. Vi aspetta la vostra futura sposa, Eleonora d’Este, ritroverete la pace domestica, la gioia del focolare, la speranza della discendenza …
GESUALDO Mi aspetto di incontrare soprattutto il Duca di Ferrara, suo cugino, credo che Alfonso II mi aspetti più per parlare di politica che di gioie matrimoniali …
SERVITORE Vi siete fatto mandare un ritratto della sposa?
GESUALDO Sì, ma sarebbe stato meglio se non l’avessi vista …
SERVITORE Non siate cattivo, Prence, non lo merita …
GESUALDO Politica e matrimonio …
SERVITORE Dal punto di vista di Alfonso II potrebbe essere la stessa cosa: il Duca rappresenta una delle più importanti casate della penisola, la Casa d’Este …
GESUALDO Gli Este vogliono fare l’alleanza con un altro Alfonso, questa volta mio zio: si aspettano che diventi Papa …
SERVITORE Se vostro zio Alfonso Gesualdo diventa Papa che interesse hanno gli Este a questo matrimonio?
GESUALDO Saranno probabilmente senza eredi, con questo matrimonio si aspettano che il cardinale mio zio si adoperi a favore della casata per poterla reintegrare nel dominio della Chiesa, evitandone così la fine …
SERVITORE Ma questo non dovrebbe turbare le vostre aspettative …
GESUALDO Vado incontro a un matrimonio voluto dalla Ragion di Stato e non dovrei essere turbato?
SERVITORE A Ferrara c’è una Cappella musicale di prim’ordine, non vi alletta il fatto di potervi far eseguire la vostra musica?
GESUALDO Vi trionfa Luzzasco Luzzaschi, che non mi sembra apprezzi molto i miei madrigali …
SERVITORE MA voi siete un Principe, dovranno rispettarvi …
GESUALDO Un Principe napoletano in una corte padana, del Nord, non mi aspetto che un’accoglienza a malapena formale. Ma ora lasciatemi solo.
Scena seconda
Gesualdo
Il Principe si avvicina al clavicembalo
GESUALDO (Accena al clavicembalo le note di un madrigale del sesto libro, che sta scrivendo) In fondo questi boschi hanno favorito le armonie. La musica ha bisogno di solitudine e di silenzio. Non di clamori vani. Dal silenzio, nel silenzio i suoni acquistano il loro significato più proprio. Quello che troverò a Ferrara lo sa il cielo. Quello che perderò a Ferrara lo sa il cielo. Se traccia rimane, di me e della mia musica, è traccia vergata col sangue in questo castello. Ma poi in questo stesso castello ho visto anche una nuova luce, ho sentito nuove armonie, ho percorso le valli e le cime della vetta. Ora me ne posso andare.
Quando ridente e bella
più vaga d’ogni stella
mi si mostra Licori
e seco scherzan lascivetti Amori,
tutto gioisco e sì di gloria abbondo
che de la gioia mia gioisce il mondo.
Suona il madrigale XXIII del VI libro.
Scena terza
Gesualdo, Coro
Il Principe sale sulla carrozza che lo porterà a Ferrara. In scena rimagono solo i rumori provocati dalle ruote della carrozza e dallo scalpiccio dei cavalli.
VOCE FUORI SCENA
Si è formata l’inquisizione contro Aurelia d’Errico di Gesualdo de li poculi amatorij dati a bere al signor prencepe di Venosa el altre fatture fatteli.
Dicono anco che giudicano l’indisposizione del principe esser soprannaturale causata da bevande noiose et altre fatture poiché tanti rimedi naturali appropriatoli non hanno giouatone giouano et che cossì dimostrano li sintomi.
Aurelia d’Errico ha nascosto un masco trovato sotto terra auante la portella del castello per doue passaua il prencipe, due ferri con certe monetelle di piumbo dentro un pertuso nel muro del castello, e dentro il masco erano capelli, ungue di morti, et altre forfanterie.
Mentre la carrozza si allontana si accendono le fiamme sotto il rogo di Aurelia d’Errico, riconosciuta come strega. Le fiamme illuminano la scena dello stesso colore rosso di cui era fatta la pozione magica, miserabile intruglio di umori femminei e sostanze mortali.
COMMIATO
Servitore
Il Servitore rientra in scena e legge da un libro antico una lettera che l’ambasciatore estense mandò ad Alfonso II come descrizione dello strano personaggio che stava per incontrare.
(…) di aspetto poco imponente, piuttosto accigliato, meridionalmente indolente, pieno di affettazioni di grandezza e di galanteria di gusto spagnolesco. Si anima per discorrere con irrefrenabile loquacità di musica e di caccia; si sforza dovunque vada di far eseguire ed eseguire egli stesso musica, pronto se manchi un cantore a partecipare all’esecuzione dei propri madrigali, dei quali discorre diffusamente, additando all’interlocutore i passi più notevoli per invenzione o artifizio; ama suonare il liuto e la chitarra spagnola e lo fa con gran maestria e con intensità espressiva sottolineata dal continuo atteggiare e muoversi (…). Lettera al Duca di Alfonso Fontanelli, ambasciatore estense.
VOCE DI GESUALDO
Allor che ne’ miei spirti intepidissi
Quel ch’accendete voi soave foco,
Pigro divenni augel di valle e roco
E vile e grave a me medesmo io vissi:
Nulla poscia d’amor cantai né scrissi,
E s’alcun detto i’ ne formai da gioco
N’ebbi scorno tal volta, e basso e fioco
Garrir non chiaro e nobil carme udissi.
Come cetra son io discorde, o come
Lira cui dotta mano o rozza or tocchi
E dia noia o diletto in vario suono;
E dolce il canto è sol nel vostro nome,
E poetando sol di sí begli occhi
Mi detta Amor quanto io di lui ragiono.
SIPARIO
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