Antonio De Lisa- Tu, Candido (Note di regia)
PERSONAGGI
Presentatore (Lorenzo Cicchetti)
Nero (Valerio Topazio)
Nera (Giulia Azzarino)
Cunegonda – da bella (Chiara Pafundi)
Cunegonda- da brutta (Pietro Maffeo)
Candido (Donato Lovallo)
Lettore (Vincenzo Romaniello)
Leibniz (Gianluca Pergola)
Voltaire (Gabriella Salvato)
Voce di Leibniz (Annachiara Albanese)
Pettegola (Verdiana Parente)
Seconda Pettegola (Martina Formichella)
Epilogatore (Vincenzo Visone)
Velina (Donato Marino)
Cartellonista (Arianna Votta)
Giocoliera (Marta Marchesiello)
Interprete musicale (Noemi Franco)
Il soggetto della commedia
Il copione di questa commedia in un atto è del tutto originale. Il soggetto è tratto liberamente dal “Candido” di Voltaire, ma la drammatizzazione segue vie sue proprie.
L’opera di Voltaire è un “conte philosophique“, un racconto filosofico, in cui non sono rispettate le regole della verosimiglianza. Un racconto filosofico è una storia di fantasia, prodotta dall’autore nell’intento di fare una critica della società e del potere, spesso fustigati in tutte le sue dimensioni (maniere di mondana e vita rurale, potere politico, arti, intolleranza religiosa).
A Voltaire premeva fare una parodia irriverente dell’idea del “migliore dei mondi possibili”, elaborata da Leibniz molti anni prima. Voltaire e Leibniz non erano sontemporanei, ma qui li abbiamo messi insieme a dialogare. Si puà definire “migliore dei mondi possibili” un mondo in cui ai protagonisti capita di tutto, ai limiti della perdizione?
Il filo conduttore è dato dal Narratore, che fornisce al pubblico un appiglio per collocare l’intervento dei vari personaggi in scena. Quello che racconta il Narratore è tratto fedelmente dall’opera di Voltaire, ma molto in sintesi. Il dialogo dei personaggi in scena è interamente originale.
Prima parlano Candido e Cunegonda, poi si alternano al dialogo Voltaire e Leibniz. Dietro di loro c’è una cartellonista che indica i vari luoghi della commedia. Le Pettegole intevengono a punteggiare le avventure di Candido e Cunegonda.
L’atto unico è preceduto dall’intervento di un Presentatore, che parla e si atteggia come l’attore di un teatro popolare, la cui rappresentazione si immagina avvenire in una piazza, o in un mercato, o addirittura in un circo. Muti in scena sono seduti due personaggi portati in Europa dalle lontane Americhe, col cartello “Venduti”.
L’uso del travesti
Lo spettacolo è concluso da un Epilogatore, che somiglia negli atteggiamenti al Presentatore. Infine interviene una specie di Velina, un attore “in travesti“, che esibisce il cartello “FINE”.
Si è fatto molto uso del “travesti” in questo spettacolo, un po’ per necessità, un po’ perché così è risultata più libera a anticonvenzionale la recitazione.
In francese si parla in effetti di solito di “rôle travesti“, mentre in inglese tale formula è stata corrotta in uno pseudo-francese “en travesti“; in italiano viene riportata dai vocabolari la forma “travesti” (come sostativo maschile invariabile col significato di “ruolo affidato a attore/cantante di sesso diverso rispetto al personaggio”), anche se è ormai invalso l’uso di importare la formula inglese o comunque di trasformarla in quella simile, più corretta, di “in travesti“.
L’intervento finale serve ad uscire dall'”illusion comique“; con la sua irriverenza, accompagnato dalla musica che esplode e dal battimani di tutti gli attori in scena, segnala il ritorno al mondo ordinario, dopo il breve viaggio in una specie di mondo parallelo.
Un accenno alla tematica del doppio
In uno spettacolo già fin troppo pieno di elementi, ogni aggiunta è un abuso. Ma non se l’aggiunta sdoppia i personaggi. Qui abbiamo due casi: la Voce di Leibniz e l’ombra di Candido. A giudicare dalle prove non abbiamo avuto motivo di pentircene e nella messa in scena ufficiale hanno avuto il loro effetto
Perché le maschere
Il carattere di “conte philosophique” del testo voltairiano ha fornito lo spunto per accentuare il carattere di astrattezza dei personaggi in scena. Da qui è nata l’idea di fornire gli attori di maschere di vario tipo. La loro fissità ha determinato una certa stilizzazione dei ruoli degli attori, che si sono potuti esprimere solo con la voce e i movimenti del corpo, senza espressione facciale, che avrebbe rischiato di deformare psicologicamente il carattere dei protagonisti. Anche il gioco a incastro dei movimenti ha fatto da sfondo all’architettura ritmica della commedia.
La recitazione: pregi e limiti del lavoro con attori non professionisti
Il lavoro con attori non professionisti, come nel caso di un teatro studentesco, presenta evidenti limiti, ma anche molti pregi. I limiti consistono nell’inesperienza, nella scarsa abitudine a lavorare sulla voce, alla legnosità dei movimenti. I pregi, una volta superati questi limiti con la regolarità e la precisione delle prove, risiedono in una grande versatilità e disponibilità ad affrontare situazioni sceniche innovative. Noi pratichiamo un teatro non convenzionale, che richiede una certa purezza della mente – o sarebbe meglio dire: un’ecologia della mente- scevra da incrostazioni accademiche o presunte tali. Coltiviamo un’idea dell’attore partecipe intimamente di quella attività sociale e socializzante che è il teatro. Anche le prove sono graduate su più piani, quelle sulla voce, quelle sul movimento, quelle sul gesto. Questo spettacolo presenta caratteri maracatamente ritmici, la precisione degli incastri è fondamentale.
Il lavoro sulla voce e sulla vocalità è stato accompagnato da sedute di concentrazione. Tutti seduti per terra in semicerchio, a gambe incrociate, per guardarsi negli occhi, annullare la tensione, allentare certi freni comportamentali, sciogliere i muscoli. Tutti gli attori si sono sottoposti volentieri a questo esercizio “allo specchio”: bisognava rendere la peculiarità dei personaggi con il solo uso della voce. La prima ha dato ragione a questa pratica, rendendo sciolto e fluido la resa vocale dei protagonisti.
COLONNA SONORA
CANOVACCIO MUSICALE
La musica di scena è stata impostata su due percorsi intrecciati. Da una parte dei leitmotive relativi ai personaggi principali eseguiti e variati in scena dalla pianista Noemi Franco, che per l’occasione suonava una tastiera elettronica; dall’altro tre canzoni, introdotte al momento opportuno. Lo sfondo sonoro ha accompagnato molto bene l’intreccio della commedia, punteggiandone anche certi momenti, come per esempio eseguendo un determinato accordo (molto denso) ogni volta che la cartellonista lasciava cadere un cartello di scena. I leitmotive hanno reso più efficace l’entrata dei protagonisti, suggerendo al pubblico un certo refrain sonoro e aiutando gli attori a trovare la cadenza giusta.
I PEZZI CHE INTERVALLANO IL CANOVACCIO
L’INTRODUZIONE
Rødhåd – Blindness
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IL LAMENTO DI CANDIDO
Joe Bonamassa- Sloe Gin
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Il PEZZO FINALE
Misère De La Philosophie – Interferenze
La posizione degli attori
La posizione degli attori segue un disegno geometrico: all’interno del quadrato magico della scena primaria la posizione degli attori definisce un triangolo in prospettiva: nel proscenio Voltaire e Laibniz su sgabelli girevoli mossi dalle due Pettegole, al centro Candido e Cunegonda sulla pedana, indietro la Cartellonista dietro il suo leggio.
Appunti per la scenografia
La soluzione adottata per la scenografia è quella della “scena simultanea”. Sulla stessa scena ci sono due situazioni diverse: la prima, a destra, è quella dove si svolgono le azioni di Candido e Cunegonda, Voltaire e Leibniz; la seconda rappresenta una camera ideale di Candido, che ha riempito le pareti di ritratti di Cunegonda.
Elementi pittorici
Nel quadro di una commedia stilizzata e in maschera, gli elementi pittorici rischiano il più delle volte di creare più disturbo che effetto. La dimensione visiva della scena è astratta, ma si è voluto inserire un elemento pittorico nella scena secondaria, tappezzando lo sfondo dello studio di Candido di disegni ritraenti il volto di Cunegonda, come se le avesse fatti lo stesso Candido nel suo delirio d’amore. Alla fine della scena sesta l’Ombra di Candido esegue una danza mimica accarezzando le figure.
Luci: l’idea del quadrato magico
Per le luci avevamo a disposizione solo quattro piantane da sala. Così è nata l’idea del “quadrato magico”. Le piantane sono state sistemate a formare un quadrato, con la direzione dei faretti a incrocio: ciascuno illuminava la faccia opposta del quadrato. Qualcosa si è ottenuto. Il quadrato magico inoltre serviva a rafforzare l’idea del carillon. La scena come un carillon.
Costumi
I costumi sono da teatro povero, ma esibiscono una certa raffinatezza, pur nei limiti di un lavoro di assemblaggio e di ready made. Ci siamo inventati tutto, spesso correndo il rischio di sconfinare in una recita da festa di carnevale. Ma per fare quello che facciamo abbiamo bisogno di una certa spregiudicatezza, talvolta un tantino temeraria.
-PRESENTATORE: maschera nera papillon(rosso) su collo nudo bretelle pinocchietto calze rosse(che richiamano il papillon) hogan
-I NERI faccia nera vestito bianco
-CUNEGONDA (bella) maschera camicia nera gonna lunga nera trasparente con sottogonna scarpe lucide
-CANDIDO maschera maglia bianca con n°9 e la scritta Candido pantaloni da scout scarponi
-LETTORE maschera argentata giacca nera camicia bianca cravatta nera (con nodo molto stretto) jeans scarpe grige
-LEIBNIZ maschera gialla capelli blu mantello nero
-VOLTAIRE maschera vestito tutto in nero
-VOCE DI LEIBNIZ maschera mantello nero con un grande cappuccio
-OMBRA DI CANDIDO maglia nera con scritta bianca
-PETTEGOLE grembiule (messo a metà) una pezza(da tenere in mano per fingere che stiano pulendo) ciabatte
-GIOCOLIERA vestita normale
Trucco
Il trucco ha sollecitato l’inarrivabile fantasia delle fanciulle della compagnia a produrre il meglio di sé. Sotto l’esperta guida di Roberta Auletta, ogni pennellata è andata al posto giusto. Ogni volto ha avuto la sua parte.
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Sezione Musica
Sezione Teatro – Sezione DOR (Opere Drammatiche e Radiotelevisive)
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