Il Valzer Viennese proviene dalla Germania e dall’Austria, quale derivazione di balli folcloristici come il “Weller”. Paragonato ai cosiddetti “balli in formazione”, come la “Gavotta” e il “Minuetto”, il metodo di ballare il Viennese con la dama stretta in vita provocò denunce, scomuniche e divieti di ordine morale. Si pensi ad esempio che alla corte di Guglielmo Secondo, esperto ballerino, era vietato ballare il giro rovescio, riservato solo a chi possedeva un particolare permesso rilasciato personalmente dall’Imperatore. Le dolci note del Valzer Viennese affascinarono anche il famoso poeta tedesco Goethe, che nel suo romanzo del 1774 ” I dolori del giovane Werther”, descrisse le emozioni del danzare un vorticoso Valzer: “Non mi sono mai sentito così leggero. Non ero più un essere umano. Tenevo la più adorabile delle creature tra le braccia e volavo con lei come se’ avessi delle ali, ed ogni cosa attorno a noi svaniva…”. Grandi musicisti e compositori di Valzer furono Joseph Lanner e Johann Strauss, ai quali va il merito di aver accelerato il ritmo di questo ballo. Grazie a loro il Valzer Viennese si diffuse in Russia, negli Stati Uniti, in Francia e in Inghilterra. Furono gli inglesi, attraverso un Comitato Internazionale di Maestri di ballo, a regolamentare stile e tempo del Valzer Viennese e a divulgarne un carattere unificato.
Probabilmente il Valzer prese inizialmente spunto dal Landler, la danza montanara tipica dei contadini della Baviera e del Tirolo del ‘700. Nell’800, grazie a musicisti compositori quali Johann Strauss padre (1804-1849), Johann Strauss figlio (1825-1899), il Valzer conobbe il suo massimo splendore e divenne quel ballo sensuale, gioioso ed affascinante, che tutti conoscono. Johann Strauss padre e J.Lanner per anni collaborarono tracciando così la storia del Valzer di Vienna. Quando il Valzer conquistò la Germania subito il perbenismo si indignò di questo ballo in cui per la prima volta le coppie ballavano abbracciate anziché staccate.
Dal 1953 il “Continental Viennese Waltz” divenne l’unica versione consentita nelle competizioni, mentre dal 1976 è stato aggiunto al Valzer Lento, al Tango, allo Slowfoxtrot e al Quickstep come ballo obbligatorio nei campionati ufficiali per dilettanti e professionisti.
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Valzer Lento
Il Valzer Lento, denominato comunemente Inglese, è un ballo che non ha mai perso un punto nella graduatoria della popolarità, probabilmente grazie ai suoi movimenti levigati e fluttuanti. Appare verso la seconda metà del Settecento in Francia, Germania e Austria tra le popolazioni rurali e in seguito verrà riconosciuto anche dagli esponenti dell’alta società.
L’attuale nome di Valzer deriva dal verbo “walzen” che, nel tedesco antico significa “girare su se stessi”. Le sue tipiche elevazioni sembra che siano nate invece dalla “Volta”, un ballo caratteristico francese. Nel valzer la coppia era strettamente abbracciata e questo provocò molte avversioni da parte dei benpensanti, ma il favore popolare ebbe naturalmente il sopravvento e, nel 1816 in Inghilterra il Valzer ricevette il benestare ufficiale del Principe Reggente.
In America il Valzer si diffuse grazie al maestro di ballo italiano Lorenzo Papanti, che si esibì a Boston, New York.
L’odierno assetto del Valzer lento venne imposto dal grande maestro di ballo e direttore d’orchestra Victor Silvester, che nel 1922, in coppia con la moglie, vinse il primo Campionato Ufficiale Professionisti ballando per la prima volta giri completi in sei passi. Il Valzer Lento era definitivamente nato. A quell’epoca la velocità di esecuzione era ancora alta e l’introduzione di nuove figure più complesse obbligò le orchestre ad abbassare la velocità fino a raggiungere quella odierna. Tra i grandi interpreti e veri campioni di questo affascinante ballo si ricordano le coppie: Smith Hampshire-Lewis, Binick e Brock, Eggleton e Winslade, Bill Bobbie Irvine.
Il Valzer Lento deriva direttamente dal Valzer Viennese e, fin dal suo primo diffondersi a seconda delle aree geografiche, fu interpretato in diversi modi.
Approdato in America, fu rielaborato fino ad arrivare nella forma moderata.
A livello musicale si dimezzò il numero di battute al minuto e quindi, con un ritmo molto più lento rispetto al viennese, cambiò la tecnica del ballo. Furono inventate delle figure ampie eseguibili con passi strisciati sul pavimento. Ne nacque un nuovo ballo che fu chiamato BOSTON ( proprio dal nome della città americana – e non inglese – dove ebbe la sua più grande affermazione).
Verso il 1890 il Boston fu portato in Europa. In verità, qui non ebbe immediatamente un grandissimo successo, anche perchè si era radicata la tendenza a ballare il Valzer Viennese. Molti ballerini intuirono che questo nuovo ballo aveva un qualcosa di particolarmente stimolante sotto il profilo coreografico e lo sottoposero ad una ulteriore esasperazione, fino ad arrivare a passi figurati ed esitati.
Il tempo di questo ballo è 3/4. È caratterizzato da rotazioni con il giro a destra e il giro a sinistra ed i passi si contano con i numeri da 1 a 6.
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Valzer Inglese
Il Valzer Inglese deriva dal Valzer Viennese. In Inghilterra i maestri di ballo si ingegnarono in tutti i modi per renderlo compatibile con i costumi della loro società. Il ritmo fu rallentato parecchio, in modo tale che le figure di coppia chiusa e l’esecuzione dei volteggi non avessero tecnicamente bisogno di uno stretto e permanente contatto dei danzatori. Nacque così il valzer inglese perfetta sintesi fra l’ispirazione poetica di fondo del Valzer e la delicatezza spirituale dell’Hesitation.
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Fox-Trot
Il ragtime è una musica nera basata sull’uso sistematico della sincope all’interno di uno schema di base abbastanza rigido. Si tratta di una musica popolare e al tempo stesso dotta. Lo dimostra il fatto che il suo strumento è il pianoforte. Assieme al blues e al jazz rappresenta il più importante fenomeno musicale del Nord America. I primi pianisti neri che suonarono tale ritmo risalgono al 1870; si esibivano in alcuni locali del Middle West e creavano degli originali arrangiamenti sulle più famose musiche europee del momento (mazurke, polke e operette). Il ragtime è importante non tanto per se stesso, ma in quanto preparò l’avvento del Jazz. Nella fase intermedia della sua confluenza nel jazz generò il fox trot che intraprese una sua strada fino a raggiungere il massimo successo attorno al 1915 quando la musica del fox trot fu messa a punto con la sua specifica caratterizzazione e vi si costruirono sopra delle figure di danza consistenti in camminate veloci, giri a destra e sinistra, salti e chassè. Secondo alcuni studiosi il nome Fox Trot (passo di volpe) dimostra che tale ballo appartiene al gruppo di danze derivate direttamente dal ragtime e che sfruttano nomi di animali per proporne la imitazione dei passi su ritmi sincopati: turkey trot (trotto del tacchino); grizzly-bear (orso grigio); donkey trot (passo dell’asino); peacock gilde (passo del pavone); chicken wheel (ruota di gallina); geechie walk (passeggiata dell’oca); fish step (passo del pesce). Nel 1915 il Fox Trot fu portato a Londra dal grande ballerino Oscar Duryea. La Società Imperiale dei Maestri di Ballo approvò l’adozione di tale danza, apportandovi significative trasformazioni: furono aboliti salti, chassè e bruschi movimenti; furono introdotte figure delicate prese in prestito dal Valzer Lento. Dopo la prima guerra mondiale il Fox Trot inglese generò le due varianti che ci sono state tramandate con i nomi che oggi conosciamo ovvero lo Slow Fox ed il Quickstep In Italia questo ballo è molto radicato, al punto tale che lo si considera rientrante nella nostra tradizione. È una danza classificabile come moderna e che appartiene al genere della musica sincopata. Il programma del Fox trot attualmente praticato è snello ed essenziale. Depurato da figure estreme che testimoniavano la sua appartenenza al filone delle “danze animali” con 12-14 figure consente di muoversi agevolmente sia sulle piste libere sia nelle sale affollate.
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Mazurka
La Mazurca è un ballo polacco che risale agli anni attorno al 1770, periodo in seguito al quale essa trovò calorosa accoglienza anche in Europa. In origine questa danza era interpretata da gruppi di otto coppie. E’ curioso sapere che nella Mazurca originale l’accento era posto sul secondo dei tre battiti che compongono la battuta, e ciò deriva dall’amore dei polacchi per i cavalli. Ascoltando attentamente il trotto di un cavallo si può avvertire che il secondo battito degli zoccoli è maggiormente accentuato. Con l’avvento della Polca l’accento venne definitivamente spostato sul primo battito e così è ancora oggi. La diffusione della Mazurca in Europa si deve soprattutto agli emigranti polacchi e ai numerosi rifugiati politici. In Inghilterra, ad esempio, fu divulgata verso il 1826 dal duca di Devonshire, ambasciatore in Polonia e in Russia, mentre in Francia nel 1848, fu il maestro di ballo Markowski, di origine polacca a diffondere in grande stile la Mazurca, per non essere di meno del collega-rivale Cellarius, che lanciò nello stesso anno la Polca. Grazie al celebre compositore e pianista Fryderyk Chopin la Mazurca venne elevata al rango di danza nazionale polacca. Oggi in Polonia viene ballata nelle serate di festa o in occasione di cerimonie con i ballerini che indossano i costumi tipici del luogo: colorati abiti spumeggianti e corone di fiori.
Dalla seconda metà dell’800, periodo in cui è arrivata in Italia, la Mazurca ha subito varie rielaborazioni. Essendo molto amata e molto praticata dai ballerini, è stata oggetto di numerose personalizzazioni e caratterizzazioni regionali e locali. Basti pensare che agli inizi dell’800 si arrivò a catalogare ben 56 figure. Oggi le figure ufficiali sono ridotte all’essenziale e rimangono invariate da molti anni.
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Polka
La Polca appartiene alla cultura musicale della Cecoslovacchia e il suo nome deriva appunto dal termine boemo “pulka”. Si racconta che a conferirlo fu José Neruda, un maestro di ballo ceco-slovacco che un giorno non precisato del 1835 vide una contadina boema ballare una strana danza caratterizzata da un mezzo passo. Neruda memorizzò la melodia, il ritmo e i passi e li presentò a Praga. In pochi anni la Polca entrò ufficialmente nei programmi musicali della banda dell’esercito e nel 1840 esordì a Parigi. Nel 1859 la Polca giunse in Italia grazie ad un indimenticabile concerto della grande orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Anche i famosi compositori di Vienna, come Joseph e il figlio Johann Strauss, furono subito conquistati dall’allegria e dalla velocità della Polca e ne fecero una regina delle sale da ballo. Grazie a questi compositori la Polca si affermò in tutta l’Europa nei saloni da ballo delle residenze reali d’Inghilterra e Parigi, ma subito dopo riconobbe un periodo di silenzio dovuto alla nascita di nuovi e più moderni balli. La Polca continuò a vivere però insieme alla Mazurca, nella tradizione popolare italiana, e attualmente questi due balli accostati al Valzer Viennese formano la disciplina detta “liscio” unificato.
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Slow-Fox
Lo Slow Fox ha un ritmo che deve essere sentito fino in fondo e vissuto con la massima ispirazione possibile. Si tratta di un ballo molto delicato, tutto basato sul perfetto equilibrio fra le pause dei lenti ed i passaggi leggeri dei doppi veloci, con delle cadenze particolari che lo rendono originale.
Lo slow foxtrot, pur essendo derivato dal Fox-Trot, si è imposto come danza autonoma, conquistando una posizione di prestigio all’interno delle danze standard.
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Quickstep
Il Quickstep è un ballo di origine americana la cui musica è molto simile a quella del Fox Trot. La principale differenza è data dal ritmo musicale, che è più accelerato e dal quale sembra derivare il proprio nome. “Quickstep” significa infatti “passo veloce” ed esprime a parole quanto viene eseguito effettivamente sulle piste da ballo, durante le competizioni internazionali ai più alti livelli. E’ caratterizzato da una successione di passi eseguiti in velocità che si alternano ad alcuni più ampi e leggermente più lenti; le coppie sfrecciano da un estremo all’altro della sala soffermandosi spesso nell’esecuzione di piccoli saltelli verso l’alto, calciando in sincronia con il rispettivo partner a tempo di Quickstep. L’ atmosfera si carica di energia, la musica, i passi e le coreografie ricordano straordinarie interpretazioni della coppia Fred Astaire e Ginger Rogers nei grandi musical.
Il Quickstep deriva direttamente dal Fox-Trot ed è una danza concepita a tavolino già perfetta, come risultante e sintesi di altre esperienze coreiche. Le origini del quickstep, in senso stretto, sono americane: tale ballo, in forma rudimentale, si è generato dal ragtime. La sua standardizzazione è avvenuta però secondo i parametri messi a punto dalla prestigiosa Scuola Inglese. Il tempo musicale e il carattere stesso della danza fanno da premessa ad una spensierata interpretazione.
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Cha cha cha
Il Cha Cha Cha nasce a Cuba all’inizio del secolo e sembra avere le stesse radici storiche, culturali e musicali del Mambo. Alcuni esperti musicali hanno individuato l’origine del nome nelle isole delle Indie Occidentali, dove crescono ancora oggi delle piante che producono piccoli baccelli chiamati “cha-cha”, i cui semi vengo-no usati per costruire piccoli sonagli, i cha-cha, strumenti usati dai direttori musicali per marcare il tempo dei balli. Il primo esempio di Cha Cha Cha appare nel 1948 grazie al musicista Enrique Jorrin. Il Cha Cha Cha fu introdotto negli Stati Uniti intorno al 1954 e nel 1959 aveva già superato in termini di popolarità il Mambo. In Italia la passione per il cha cha cha scoppiò negli anni Sessanta, quando anche gli artisti italiani scrissero e cantarono canzoni con questo tempo musicale; tra le più celebri contiamo “Il Cha Cha Cha della segretaria”,1956 , “Partita di pallone”, 1962, “Malaga”, 1963.
Il Cha cha cha nasce dal Mambo come sua semplificazione ritmica. Originariamente era caratterizzato da testi a carattere di critica sociale, satirica, allusiva. Da qualche anno è tornato di attualità grazie al successo delle danze caraibiche e molti locali lo propongono fra una serie di Salsa e una di Merengue. Riguardo al nome “cha cha cha”, fonti autorevoli fanno risalire l’originale ispirazione al fruscio prodotto dalle suole delle scarpe delle ballerine sul pavimento durante lo chassé.
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jive
La storia del Jive risale agli anni Trenta, un’epoca di forte recessione economica ma di grande sviluppo per il ballo; le orchestre statunitensi di musica da ballo erano in forte competizione tra di loro e tutte alla ricerca di motivi con i quali distinguersi dalle altre. Il direttore di una di queste, Benny Goodman, effettuò degli esperimenti con il tempo di musica del Fox Trot; egli cambiò gli accenti spostandoli dal primo e dal terzo battito rispettivamente al secondo e al quarto, ottenendo il ritmo della musica “Swing”. I ballerini adattarono a questa nuova composizione nuovi passi e nuove figure, ispirandosi al “Lindy Hop”, prima versione del “Rock and Roll”. Alcuni anni dopo i soldati americani e canadesi diffusero lo “Swing” durante la seconda guerra mondiale nelle varie nazioni dove combatterono. In Francia questo nuovo ballo venne chiamato “Be-Bop”, in Germania “Blues Boogie”, in Italia “Boogie Woogie” e in Inghilterra “Jive”. Il Jive é decisamente la versione raffinata dello “Swing” e viene usata nelle competizioni di ballo nella disciplina delle danze latino-americane con il Samba, il Cha Cha Cha, la Rumba e il Paso Doble.
Il boogie Woogie in Riso amaro di De Santis – Estratto da Riso Amaro, girato da Giuseppe De Santis nelle campagne vercellesi nel 1948. La giovane maggiorata Silvana (Mangano) si esibisce al ritmo di un boogie-woogie in uno dei pochi momenti di svago concessi alle mondine.
Il jive è uno tra i balli più movimentati in assoluto ed è caratterizzato da un ritmo frenetico dove corpo, mani e piedi hanno un ruolo determinante nell’esecuzione delle sue figure che richiedono, tra le altre cose, di stile, elasticità e resistenza fisica.
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Tip tap
Il tip tap è stato creato combinando elementi di percussioni africane, e danzando con le tecniche di balli europei tipo il “Clog” e lo “Step Dancing”.
Il Tip Tap trova origine nei bassi ceti, sviluppandosi attraverso “battaglie” competitive agli angoli delle strade fra immigrati irlandesi e schiavi africani.
Tra il 1600 ed il primo 1800 gli schiavi africani delle piantagioni svilupparono un tipo di danza ricollegabile al loro “JUBA” (danza rituale religiosa africana accompagnata da ritmiche battute di mani e suoni e tamburi): quando furono portati in America, fu loro vietato di praticare la loro religione, ed essendo le percussioni una parte integrante dei loro rituali, furono i battiti di mani e il percuotere il pavimento con i piedi a sostituire le originarie percussioni.
Con progressive modifiche, pulizia dei movimenti e creazione di passi nuovi si arrivò a ciò che fu definito “American Tap Dance”. I ballerini assunsero una posizione più rilassata, elegante, e furono inseriti movimenti con le braccia e le spalle, inizialmente un po’ trascurate. Grandi talenti come Bill Robinson e John Bubbles aiutarono a definire regole e movimenti, e più tardi Hollywood popolarizzò il Tip Tap nel mondo con i film di Fred Astaire, i Nicholas Brothers, Eleanor Powell ed altri grandi artisti. Durante gli anni ’50 lo stile del ballo cambiò, ed il Tip Tap perse la sua popolarità nonostante continuasse ad essere praticato dagli amatori del genere. Negli anni ’60 la grande rinascita: eventi pubblici di rilievo riportarono alla ribalta questo particolarissimo ballo, che improvvisamente fu considerato una forma d’arte più che di divertimento. Fu ripescato per film e spettacoli teatrali, portato nel mondo con concerti e musical, ripreso anche a Broadway (Black and Blue, Bring in da noise Bring in da funk, Tap Dogs) e nelle pellicole (Cotton Club, Steppin’ out, Tap). Il 25 maggio è stata proclamata giornata nazionale del Tip Tap, ed è celebrata con entusiasmo in tutti gli Stati Uniti. Un particolare tecnico: i primi ballerini nel 1920 usavano scarpe con le suole di legno. L’inserimento di pezzi metallici sotto le suole arrivò più tardi, e l’utilizzo dell’alluminio diventò lo standard.
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Samba
Il samba arriva in Brasile con gli africani che vengono deportati in schiavitù per lavorare nelle piantagioni. All’inizio questo ballo era mal visto dalla borghesia in genere ma, verso gli anni ’20 il samba comincia ad essere accettato e diventa la colonna sonora del carnevale brasiliano. Il samba è trascinante, coinvolgente e pieno di vitalità, è un ballo di seduzione dove la donna mostra le movenze aggraziate del corpo mentre l’uomo, girandole intorno, se ne compiace e a sua volta mostra la propria abilità.
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Rumba
La storia della Rumba é presente nella cultura dell’isola di Cuba da secoli. Secondo le leggende cubane, la Rumba nacque con l’arrivo degli schiavi Africani, importati sull’isola dai colonizzatori spagnoli e portoghesi per coltivare la canna da zucchero, il tabacco e il caffè. Legati tra loro da pesanti catene di ferro, gli schiavi comunicavano grazie alla musica e al ballo. La Rumba veniva ballata nella zona periferica di Cuba, a Matanzas, la provincia con la più alta concentrazione di schiavi Africani. Nella tradizione cubana esistono tre modi di ballare la Rumba, diversi tra loro sia nei passi che nel significato.
Nata dall’innesto di ritmi africani sulla più antica habanera, questa danza è caratterizzata dal movimento del corpo anziché dal movimento dei piedi. La rumba diviene ballo lento, sinuoso e definito da movimenti fluidi quando, negli anni trenta circa, va molto in voga nelle sale da ballo europee ed americane.
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Paso Doble
Il Paso Doble nacque in Spagna alla fine del secolo scorso come musica destinata ad accompagnare le quadriglie delle corride, come colonna sonora degli spettacoli taurini, come marcia spagnola per eccellenza. In seguito, dopo una lunga permanenza nelle arene a coronare le gesta dei coraggiosi matadores, il Paso Doble si affermò come ballo di coppia, entrando nell’élite delle danze da sala, ballate ed insegnate in tutto il mondo. Il musicista Pascual Marcquina é uno dei più famosi compositori di Paso Doble, autore, all’inizio del secolo, della celebre “España cañi”. Il ballerino nel Paso Doble guida la ballerina attorno a sé compiendo numerose evoluzioni, proprio come fa il torero in arena nel manovrare la “cappa”, il famoso mantello rosso che attira l’attenzione del toro. La musica chiama il pubblico in sala a marcare il tempo con il battito delle mani, il ritmo aumenta finché di colpo gli strumenti e i danzatori si bloccano e da tutt’ intorno sale un grido, il fatidico “OLE’!”.
Le figure costruite per questo ballo sono di grande spessore artistico, tutte ispirate alle azioni del torero nella lotta contro il toro. Non è facile ballare il paso doble se non si entra nello spirito giusto. In questa danza sono coinvolte tutte le parti del corpo: le gambe, le mani, lo sguardo, il volto nel suo insieme. Il cavaliere deve dimostrare carattere e forza fisica notevoli. Il corpo della dama deve essere scattante: docile e nervoso. Il paso doble, nonostante sia un tipico ballo da competizione, ricco di figure difficili, ha sempre riscontrato un largo successo popolare.
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Mambo
Come per la rumba, il salsa e il cha cha cha, il luogo di nascita del mambo è Cuba.
La parola mambo quasi certamente trae spunto dall’omonimo dio della guerra a cui, per altro, proprio a Cuba era in passato dedicata una danza folcloristica. E come ballo nasce negli anni ’40 dalla fusione di ritmi afro-cubani con il jazz.
In pratica è una musica dall’andamento veloce, in cui entrano in scena non solo strumenti a fiato e pianoforte, tipici del jazz appunto, ma anche le maracas, zucche vuote contenenti semi o sassolini, il caxambu, piccolo tamburo rettangolare, i bongos, coppia di piccoli tamburi dalle casse semisferiche, e il guiro, ricavato da una zucca vuota, forata da una parte, con striature sulla superficie, da sfregare con una bacchetta.
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Salsa
La salsa cubana è da tempo la dominatrice delle danze di coppia ed è sicuramente uno dei ritmi più ballati e amati da tutti i ballerini ma, soprattutto, dai giovani. Della salsa coinvolge il suo ritmo trascinante, la sua tecnica e la sua libertà interpretativa. La salsa nasce a cuba intorno agli anni sessanta come elaborazione del son (ballo più lento e composto) ed è il frutto dell’unione della cultura musicale africana con quella cubana e di altre popolazioni del mar dei caraibi.
La salsa è il ballo di coppia danzato sulle note dell’omonimo genere musicale, ed ha movimenti e regole codificate. Esistono varie scuole, stili e tecniche diverse; tuttavia le principali sono la salsa cubana e la salsa portoricana, le quali a loro volta possono dividersi in altre sottocategorie.
Nel gergo culinario : la parola e il concetto di salsa non possono che associarsi alla connotazione di un insieme di ingredienti forti, il cui sapore lascia traccia. E’ un genere musicale dove confluiscono tradizioni di molti paesi dell’America centrale e meridionale, con sapori colti in Venezuela, Colombia, Panama, Portorico e soprattutto Cuba, che si ritiene sia il luogo di nascita della salsa. Qui, infatti, all’inizio del Novecento era diffuso il son, una versione più lenta e più elegante della rumba. Era un ballo molto apprezzato dalla borghesia locale di pelle bianca e nell’eseguirlo i ballerini praticamente non si toccavano mai. Uno degli elementi chiave di questo ballo è la pausa (chiamata anche battuta, sospensione o stop) sul quarto e l’ottavo tempo del ritmo. Pur esistendo sequenze di movimenti predefinite, chiamate figure o coreografie, la concatenazione di queste l’una all’altra è basata sull’improvvisazione; sta quindi alla fantasia dei ballerini costuire i vari passi di danza durante tutto l’arco del brano.La posizione di partenza del ballo è una posizione frontale asimmetrico in cui l’uomo posa la sua mano destra dietro la schiena, (esattamente al centro di essa) della propria ballerina e con la mano sinistra le tiene la mano. Tale posizione è detta di coppia chiusa. Ma in genere viene abbandonata quasi subito, durante la danza, per lasciare spazio alla posizione di coppia aperta, che è il vero punto di partenza per le varie figure. L’uomo deve guidare la donna mediante il linguaggio corporeo comunicandole i vari spostamenti.
La clave è lo strumento musicale il cui suono viene solitamente preso come punto di riferimento per gli attacchi dei passi. Essendo la sezione ritmica spesso molto articolata ed eterogenea, nei brani di salsa, i numerosi strumenti percussivi che si sovrappongono necessitano di un orecchio allenato, per far sì che il movimento del corpo si coordini al ritmo. Tale esercizio è sovente difficile per il principiante, ma man mano che si procede nell’apprendimento del ballo, l’abitudine all’ascolto genera la capacità di decodificare all’istante gli accenti delle varie percussioni.
Nei paesi d’origine, il ballo della salsa ha sempre fatto parte della cultura in modo molto radicato. La versione che ne è stata esportata nel mondo occidentale, ad uso delle scuole di danza, dei circoli, delle balere, è spesso “ripulita”secondo lo stile della salsa da spettacolo, contrapposto invece alla salsa da strada, ovvero quella propria dei paesi caraibici. Nella salsa da strada, ritroviamo infatti un modo di ballare legato all’improvvisazione, la salsa da spettacolo, è più costruita. Anche in questo genere, non mancano le contaminazioni con altri balli: alcuni maestri infatti, insegnano passi che includono dei movimenti presi a prestito dall’hip hop, dal funky, spesso inserendoli nelle coreografie abituali. Tra le nuove discipline derivanti dalle radici della salsa cubana e salsa portoricana sono da ricordare: La New York style, la Los Angeles styles.
La prima nasce più come tecnica di insegnamento che come vero e proprio nuovo stile, in quanto usa il “break on two”, metodo didattico creato da Eddy Torres per insegnare a ballare sul “due” della melodia o della clave, tipico della portoricana. Quindi La New York style non si distingue in modo netto dalla portoricana, ma la interpreta in modo diverso soprattutto perché si utilizza il “Break”.
La Los Angeles invece si balla “sull’uno” tempo tipico della salsa cubana, quindi è una specie di misto , mantenendo il tempo cubano e rispettando la linea di ballo tipica della salsa portoricana,ma con la novità che vengono inserite tutte le figure degli altri balli e anche figure con posizioni acrobatiche( viene chiamata anche salsa free style). L’ideatore di questo nuovo modo di interpretare la salsa è il messicano (di adozione statunitense) Francisco Vasquez.
I Pasitos
“modo di esprimersi e di corteggiare il partner o la partner attraverso il ballo” sono passi eseguiti in assolo divenuti una vera caratteristica nella salsa portoricana. E’ ovvio che la dama una volta lasciata libera inizierà anche lei questo gioco di passi i quali non saranno obbligatoriamente uguali a quelli del partner. L’inizio e la fine dei Pasitos non hanno una durata prestabilita in quanto quest’ultima varia a secondo del brano musicale che in genere viene interpretato a tempo. Quindi possiamo definire i pasitos, parte fondamentale della salsa Portoricana in quanto consentono alla coppia di interpretare il ballo con totale libertà di movimento del corpo.
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Merengue
Secondo gli storici, il merengue è nato poco lontano da Cuba, nell’isola di Hispaniola che ora è divisa in due stati, Haiti e Repubblica Dominicana. Scoperta da Cristoforo Colombo, l’isola fu colonizzata dagli spagnoli a partire dal 1496 e diventò il nucleo originario dell’impero ispanoamericano che finirà per estendersi su gran parte dell’America centrale e meridionale.
Nel corso dei secoli alle popolazioni indigene e agli spagnoli residenti si aggiunsero numerosissimi africani che, come abbiamo già visto, furono importati in schiavitù in tutti i territori controllati dalla Spagna. Da un tale incrocio di razze, di tradizioni e di culture si svilupparono diversi balli. E in questo senso, sembra che il merengue sia una delle più antiche forme di danza caraibica.
Il merengue è la danza nazionale della Repubblica Dominicana, festaiola e inebriante incarna lo spirito allegro del suo popolo. Ha una tecnica di base non semplicissima ma che è indispensabile per il successivo apprendimento della Salsa e della bachata e, per questo, è la danza con cui solitamente si inizia un corso di danze caraibiche. Per il suo ritmo veloce ed allegro e per la relativa facilità dei suoi passi, questo ballo ha ormai raggiunto tutto il mondo, grazie anche a J.L. Guerra.
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Bachata
La bachata è un ballo a ritmo lento (anche se, negli ultimi anni, stà prendendo piede un ritmo di bachata decisamente più veloce) che, a partire dalla metà degli anni ’80 sta suscitando progressivamente curiosità e, grazie alla folta comunità di dominicani presenti in Europa, si sta ritagliando un buon successo. È una danza facile ma, nel contempo, molto sensuale e sempre presente nelle serate di musica caraibica dove, fra una serie di merengue e di salse costituiscono un momento di magico relax. La musica è caratterizzata da testi con amori finiti, buoni sentimenti e malinconia.
E’ un genere musicale latino-americano originario della Repubblica Dominicana che ha dato origine al relativo ballo di coppia. Tra i generi caraibici è uno dei pochi in cui l’influenza dei ritmi africani è meno evidente, difatti la musica presenta un suono dolce e melodico. I testi delle canzoni trattano sempre il tema dell’amore in tutte le sue sfumature, a volte in termini idilliaci e a volte in termini drammatici. Nata intorno agli anni Trenta, era diffusa solamente nelle classi sociali più povere della Repubblica Dominicana. Veniva ballato nelle campagne, nei quartieri poveri e in locali malfamati frequentati da prostitute. I testi delle canzoni esprimevano situazioni difficili che si vivevano in quel contesto sociale. Questo ha fatto si che la bachata venisse definita come “música de amargue” (“musica da amarezza” in spagnolo) proprio per via della tristezza dei temi trattati. La borghesia disprezzava questo genere musicale, non solo perché espressione delle classi povere, ma anche perché le movenze tipiche del ballo venivano viste come oscene e volgari. La bachata delle origini, infatti, non presentava molte figure come nell’interpretazione moderna; era un ballo in cui l’uomo e la donna, per tutta la durata del brano, restavano abbracciati dondolandosi ed effettuando un provocatorio movimento d’anca sul quarto battito musicale.
A partire dagli anni Ottanta, la bachata subì un processo di rivalutazione grazie ai mezzi di comunicazione e agli sforzi di molti compositori. Il primo compositore a rilanciare questo genere fu Luis Segura, nel 1982 grazie al quale la bachata cominciò ad esordire sulle prime stazioni radiofoniche e a diffondersi in tutte le classi sociali. Nel frattempo nacquero diversi compositori di ottimo livello, i quali, introducendo strumenti musicali tecnologicamente più avanzati, diedero vita ad una bachata più moderna, denominata neobachata, che si preparava alla sua ascesa internazionale. Tra i compositori più importanti che hanno dato il via a questo processo c’è sicuramente Juan Luis Guerra, che nel 1990, portò finalmente la bachata al di fuori dei confini dominicani. In Italia, la bachata ha riscosso un notevole successo a partire dalla fine degli anni Novanta. Ma il contributo maggiore alla sua diffusione è stato dato dalla canzone Obsesión del gruppo Aventura. Tuttora questo genere e il relativo ballo sono sempre più diffusi e, insieme alla salsa e al merengue, hanno dato vita a corsi, stage e serate dedicate.
Abbiamo 2 interpretazioni di questo ballo:
la prima, prettamente dominicana, prevede una danza più fedele alle origini, con pochissime figure e un movimento quasi sempre sul posto;
la seconda, tipicamente europea, prevede una danza ricca di figure, che rende il ballo molto coreografico e più fruibile dal punto di vista commerciale.
La musica viene suonata in 4/4. La caratteristica peculiare della bachata è l’uso della chitarra (elettrica o acustica) amplificata, il cui suono è pizzicato con riverbero.
La bachata ha anche dato origine in tempi recenti a generi “fusion” come il sensuale bachatango, un genere che mescola il ritmo della bachata con gli strumenti del tango.
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Tango Argentino
Il Tango deriva dal Tangano, un ballo negro, che si è diffuso negli anni attorno al 1870, trasportato con lo schiavismo a Cuba, Haiti e in alcune regioni dell’America Centrale come il Brasile e l’Uruguai. Da queste zone, in particolare da Cuba, dove assimilò alcuni elementi del vecchio ritmo Habanera (cioè dell’Avana), sempre seguendo la triste via degli schiavi, venne trapiantato in Argentina acquisendo il nome di Tango Habanera o di Candombe. Qui si sovrappose alla Milonga, una musica e un ballo popolare, che veniva ballata nei luoghi di ritrovo malfamati delle città costiere. Questa collocazione iniziale ha circondato il Tango con un alone di atmosfera da bassifondi, che talvolta ha procurato molti ostacoli e difficoltà nella sua diffusione. Col tempo anche le famiglie e gli ambienti più eleganti furono presi dalla mania del Tango; attorno al 1910 venne diffuso anche in Francia da alcuni appassionati ballerini dilettanti. Dalla Francia all’Inghilterra il passo fu veramente breve e altrettanto il ritorno in America, ma non più in quella del Sud, ma negli Stati Uniti. Il Tango in Italia venne lanciato e diffuso da un valente maestro di ballo attorno al 1912, Enrico Picchetti, che in coppia con la moglie fondò un’Accademia, dove insegnava i segreti del ballo del momento. Un aspetto definitivo e moderno del Tango venne imposto dalle società di ballo inglesi. In alcune conferenze ed assemblee, avvenute attorno agli anni 1920-’22, centinaia di maestri discussero, provarono e dimostrarono quello che poi diventerà il Tango Moderno di Stile Internazionale. Da languido e struggente fu trasformato in un ballo di movimento, caratterizzato da scatti e movimenti rapidi.
Tra le più celebri coppie di ballerini che hanno strabiliato il mondo a ritmo di Tango ricordiamo dagli Stati Uniti: Vernon e Irene Castle, Frank e Yolanda Veloz.
Da non dimenticare Rodolfo Guglielmi, un emigrante italiano (in arte Rodolfo Valentino), che costruì il proprio successo ballando un Tango nel film “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”.
Di questo ballo, il più elegante e sensuale di tutti i balli, delle sue struggenti musiche che raccontano, con vere e proprie poesie, la storia di personaggi e di avvenimenti sono stati scritti molti libri.
Tempo: 2/4 Velocità: 33 Battute al minuto
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Milonga
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Tango Vals
BeguineLa Beguine è un ballo di coppia che non ha nulla da invidiare alle danze ufficiali da competizione anche se non compare nell’elenco dei balli da competizione dei libri italiani. Negli USA è identificata con un altro nome e viene ben distinta la rumba lenta (bolero) dalla rumba veloce (beguine).
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Flamenco
Il Flamenco nasce dall’incontro delle tradizioni musicali assimilate dai gitani durante il lungo viaggio che dall’India li aveva condotti in Spagna, in Andalusia, quando vi si stabilirono nel XV secolo. I gitani, perseguitati per più di due secoli, crearono nella clandestinità di poche famiglie i canti e le danze che costituiscono tuttora la struttura portante del Flamenco.
La condizione di perseguitati portò i gitani a sviluppare maggiormente il loro orgoglio razziale e a dare vita ad un’arte al tempo stesso profondamente viscerale e altamente regale dove regnano, insieme alla forza istintuale e alla passione, l’eleganza, la sobrietà, l’autocontrollo. Quando alla fine del XVII secolo i gitani poterono finalmente muoversi liberamente, la loro arte cominciò a diffondersi nel sud dell’Andalusia, soprattutto nelle province di Cadice e Siviglia. Alla fine del secolo successivo il Flamenco era ormai diventato un fenomeno andaluso e non più solo gitano. Iniziarono ad inserirsi cantaores non gitani, che se da un lato avviarono una trasformazione del Flamenco, modificandone in parte i caratteri tradizionali, dall’altra lo arricchirono attraverso la rielaborazione della cultura musicale autoctona che si “afflamencò” dando luogo ad un fiorire di stili e di melodie tale da fare del Flamenco una delle espressioni musicali più ricche del Mediterraneo e del mondo. Benchè il Flamenco abbia, quasi miracolosamente, conservato gran parte delle sue antiche caratteristiche, non si è per questo isolato dal resto del mondo: nel nuovo secolo anzi, il Flamenco si è avvicinato a culture di altri mondi, anche molto lontani dall’ Andalusia (jazz, musiche latino americane, rock) selezionando e rielaborando in modo del tutto particolare questo nuovo patrimonio musicale. Questa capacità di assimiliazione ha trasmesso al Flamenco caratteri di universalità e di umanità che ne fanno un complesso mondo artistico, ormai umanamente riconosciuto e celebrato. La musica e la poesia del canto, la plasticità della danza dialogano nel Flamenco con una chitarra che ora canta ora accompagna dando vita ad un mondo di immagini e di suoni dove l’amore, l’odio, il sangue, la terra, il destino diventano forma e arte. Nel Flamenco non si raccontano storie ma si interpretano le emozioni e le passioni: bailaor e cantaor diventano pura concretezza in quanto vivono gli stati d’animo per poterli veramente esprimere. Per questo nel Flamenco non sono sufficienti il virtuosismo tecnico e la coreografia complessa se non sono sorretti da una forte carica interpretativa. … ser flamenco es cosa: es tener otra carne, alma, pasiones, piel, instintos y deseos; es otro ver el mundo, con el sentido grande; el sino en la conciencia, la mùsica en los nervios … (Tomàs Borràs)
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Forme eterodosse di danza e di ballo contemporanei
Contemporanea
La danza contemporanea trova la sua origine nella danza moderna che, nata dopo la prima guerra mondiale, si pone come allontanamento dalla formalità e rigidità dei canoni classici e romantici del balletto per ritornare ad assolvere la sua funzione essenziale: la comunicazione. Nessun movimento risulta fine a sé stesso, il corpo fa rivivere in sé la musica e dipinge lo spazio con il suo movimento, affinchè la danza diventi il mezzo per raccontare storie, vivere emozioni profonde e farle rivivere, esprimere le idee più astratte. Nella danza contemporanea la dinamica del corpo nasce direttamente dall’energia vitale dell’essere umano e il movimento rende significante ogni parte del corpo. L’espressività del gesto e il dinamismo del movimento fanno si che anche lo spazio venga utilizzato in maniera imprevista, ma sicuramente più naturale. Influenzata da una serie di stili che si sono sviluppati nel corso del secolo in America e in Europa, la danza contemporanea ha come unico filo conduttore il fatto di essere una cosiddetta danza “libera”, ovvero liberata dalle codificazioni di un vocabolario tipicamente accademico. All’interno delle sue varie correnti si possono identificare alcune tecniche ben precise: fra le principali lo stile Humphrey-Limon, il metodo Cunningham, il metodo Nikolais, la tecnica Horton e la tecnica Graham. La tecnica Graham, codificata da Martha Graham negli anni 30-40, è basata su una visione molto personale e femminile di appartenenza al mondo contemporaneo e alla terra d’America, che ha dato vita alla creazione di una personalissima scrittura coreografica. Si basa sul principio del centro del corpo, visto non solo come sede del baricentro e dell’equilibrio, ma come fonte da cui si propaga l’energia e l’emozione, come origine del movimento inteso come flusso vitale: il corpo del danzatore si fa strumento di interpretazione nel modo più diretto possibile. La tecnica Graham si struttura intorno a contraction e release, contrazione e rilascio del bacino: i flussi di energia che si concentrano all’interno del corpo nella fase di contrazione vengono poi rilasciati dolcemente dal centro verso la periferia del corpo nella fase di rilascio. Altro grande principio della tecnica Graham è il rapporto del danzatore con il pavimento, che viene usato in maniera diversa e non come ovvio supporto sul quale posano i piedi: la sua funzione è quella di sostenere il corpo del danzatore durante le cadute. La danza non si svolge soltanto verticalmente, ma è ricca di cambiamenti di livello. Le modalità secondo le quali tutto ciò avviene sono sempre caratterizzate dalla semplicità e dall’eleganza della tecnica. In questo senso il pavimento si trasforma in una sorta di pedana sulla quale viene sfruttata non solo la forza peso ma anche il rimbalzo e l’attrito: ne deriva un effetto straordinario di energia e di dinamica.
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Funky
L’atteggiamento Funk che contraddistingue alcune precise minoranze etniche come i neri americani e i portoricani nasce in relazione ad uno stile di vita.
La mancanza di strutture nei quartieri popolari delle grandi metropoli americane favorisce l’avvento dei cosiddetti artisti da strada, che peraltro sono sempre esistiti nelle forme per noi più familiari di saltimbanchi, prestigiatori e cantastorie. Il fenomeno si sviluppa e progredisce nel clima di protesta e di rinnovamento degli anni 70: questi fermenti assumono una dimensione tale da attivare inevitabilmente l’interesse dei mass media.
Nascono i Rockers (ballerini da strada) i Graffitisti (arte dello “sbombolo”) i Rappers (cantanti) ed i DJ per le nuove generazioni.
A questo nuovo modo di fare arte che lascia spazio all’individualità si avvicinano i murales, i testi delle canzoni, le movenze del corpo; esprimere con la creatività disagi e dure condizioni di vita è la costante della storia dei popoli, al di là di epoche e tecnologie. James Brown è il re della musica di quel periodo: il soul nero, incrementato di percussioni e bassi diventa funk, e la colonna sonora dell’epoca “Sex Machine” accompagna i ballerini.
Una lezione di Funk, nei suoi diversi stili, mira a far sì che ognuno possa esprimersi come preferisce, ed è basata sul divertimento, sull’energia creativa, sullo stile individuale.
HIP HOP – stile basato sul grande gioco delle gambe quasi ad assomigliare al molleggio dei pugili: l’accento è verso il basso (down beat), è una fusione di musica e corpo e si presta a libere interpretazioni.
POPPING – stile reso famoso dal film Flash Dance e usato da Michael Jackson in concerto e in video, si basa spesso su illusioni ottiche ottenute invertendo i meccanismi locomotori (Moon Walking).
LOOKING – si divide in New York Look e Los Angeles Look: il primo interpreta una musica più dura, di una città fredda e caotica, il secondo, molto più morbido, è testimone di una realtà legata ad una vita più tranquilla.
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Balli e sballi da discoteca
Si fissa nel 1977 con i locali di New York come lo Studio 54, il Paradise Garage, il 12 West od il Flamingo la nascita ufficiale della discoteca odierna. L’intento del gestore dello Studio 54 (Steve Rubell) era quello di garantire all’ospite “la più grande festa del mondo” nonché quello di scioccare con gli eccessi la città di New York (ci fu chi entrò nel locale a dorso di cavallo). La musica riprodotta ad alto volume, le scenografie allusive (emblematica era la falce di luna imboccata dal cucchiaino), le serate prevedevano una sorpresa od un nuovo eccesso, fecero in modo che sin da subito questa discoteca si presentasse come un luogo dove le etichette sociali non contavano nulla, ma dove tutti potevano essere protagonisti.
Il successo è anche dovuto all’esplosione del genere musicale Disco music, celebrato ed in parte promosso anche dal film “la febbre del sabato sera” (1977). Fino ad allora infatti, la musica concepita esclusivamente per ballare (non ancora chiamata musica dance) veniva prodotta prevalentemente per la stagione estiva; i locali da ballo, che funzionavano essenzialmente la domenica pomeriggio (d’inverno) e la sera (ma raramente fino alle 5 del mattino), alternavano ciclicamente nella stessa serata balli lenti e veloci. Le case discografiche quindi, non investivano molto nel genere ballabile, anche perché non vi era la necessità, in quanto, i locali da ballo fungevano più che altro da luoghi d’incontro o dove fare nuove conoscenze.
Con l’avvento della Disco Music si assiste ad una vera e propria imposizione di un nuovo genere non più semplicemente “ballabile” ma, appunto, “da discoteca”. Cambia radicalmente la concezione del locale dove trascorrere la serata: si va in discoteca non tanto per incontrarsi e per conoscersi, quanto più per divertirsi ed essere protagonisti. La Discoteca diventa il locale di ritrovo giovanile dove le etichette sociali non contano più nulla. Una produzione discografica intensissima e senza precedenti per la Disco music, la stravaganza dell’abbigliamento, delle acconciature e soprattutto gli eccessi talvolta legati all’uso di droghe ed al sesso occasionale, descrivono al meglio questo fenomeno e caratterizzerà gli anni che vanno dal 1977 al 1979. I locali come lo Studio 54 sfrutteranno appieno tutta la produzione discografica del momento ed elimineranno subito dalle proprie serate il lento. Lo Studio 54 in particolare, si distinguerà immediatamente come un locale diverso da tutti gli altri: apre i battenti tardi, gli ospiti sono celebrità del mondo del cinema e dello spettacolo, le luci, gli impianti audio, le scenografie e le coreografie hanno lo scopo di stupire e di far sentire i frequentatori al centro di un vero e proprio spettacolo. S’inizia a vivere la notte nella sua interezza.
Numerosissime saranno le discoteche in Italia e nel mondo che nasceranno ispirandosi proprio al modello di questa discoteca newyorkese. Il già esistente Baia degli Angeli (oggi Baia Imperiale) di Gabicce Mare e il Ciak a Bologna resta probabilmente l’esempio italiano più famoso di emulazione dello Studio 54: ospiti di fama nazionale ed internazionale, alta tecnologia degli impianti luci ed audio, serate che durano fino all’alba (quando le altre discoteche chiudevano alle 2).
Va anche evidenziato che, proprio sul finire degli anni settanta, emerge la moda dello spazio e della fantascienza più commerciale. Il successo di film come Guerre stellari o serie televisive come Star Trek si rifletterà notevolmente anche nel mondo delle discoteche: molte di esse verranno arredate e soprattutto illuminate in modo da emulare interni di astronavi (pedane luminose, specchi, lamiere stirate, tubi al neon ad accensione sequenziale, consolle su ascensori), il che si riconduce anche all’esigenza di evasione e di estraniazione a livello sociale dalle difficili situazioni politiche nazionali ed internazionali (in Italia è il periodo degli anni di piombo).
Attualmente le maggiori discoteche si avvalgono su un genere ben preciso, puntato sulla musica più commerciale e non, in voga (House, Dance Pop, Synth Pop), tuttavia c’è da tenere conto, che pur essendo così in tutti i locali da ballo, vi sono alcune eccezioni dove in alcune serate vengono suonati vari generi (Electro House, Trance, Dance, Progressive House). Un esempio di progressive House più commerciale è Louder Than The Words di David Guetta.
Oppure vi sono eventi apposta per essi, tutto ciò, si tiene sempre conto, della situazione in particolare, in Italia, e Stati simili.
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